Mostra fotografica su Henri Cartier-Bresson a Roma

 

Proveniente dal Centre Pompidou di Parigi la mostra fotografica in occasione del decennale della morte del grande fotografo è stata ospitata all'Ara Pacis di Roma fino al 25 gennaio del 2015. Cartier-Bresson non ha bisogno di presentazioni; anche chi di storia della fotografia sa poco il suo nome lo conosce bene. Soprannominato l'occhio del secolo non a caso perchè la maggior parte delle foto sono state fatte con la sua mitica Leica 35 mm con focale da 50mm, cioè con un obiettivo dall'effetto prospettico molto simile a quello dell'occhio umano.

La Mostra era strutturata per far comprendere come Cartier-Bresson scattava foto con un background culturale formatosi in un'epoca europea particolarmente fortunata sotto questo aspetto. Una Parigi ricca di fermenti culturali, in primis quello dei surrealisti. Le influenze sono evidenti e, percorrendo le sale, il frequentatore è in grado di decifrare come il fotografo scattasse le foto proprio per trasportare nella fotografia una serie di intuizioni, principi e considerazioni tipiche di molte correnti intellettuali degli anni '20 e '30. Nelle prima sala, accanto ad alcuni piccole tempere che dimostrano l'interesse e l'amore per la pittura, subito un assaggio di queste influenze. Quella ad esempio del grande fotografo francese Atget che porterà Cartier-Bresson a fotografare vetrine di negozi, manichini, ecc. delle strade cittadine. Appena entrati, subito sul muro di destra, un assaggio dell'abilità di Cartier-Bresson con una bella foto, scattata a Bruxelles:

Con il famoso viaggio in Africa del 1930 Cartier-Bresson decide di dedicarsi pienamente alla fotografia per esprimere la sua vena creativa. In queste foto, soprattutto correlate con i lavori e lavoratori, si vede già la sua capacità di testimonianza delle vita vissuta. 

Nella sala grande centrale della mostra molte le foto con una prospettiva dall'alto in cui si distingue una foto del 1933 di una piazza della città di Siena e una, piuttosto analoga, sempre del '33 su Barcellona. Entrambe sono caratterizzate da figure umane sparse nello spazio. Segue una foto molto 'classica' su Salerno: muri che creano geometrie con figure umane e un carretto caratteristico.

Si veda, poi, l'uso sapiente dello sfocato in una foto a Barcellona....

Cartier-Bresson scatta in questo periodo foto in cui prevale uno sfondo cui si 'appoggiano' le figure delle persone ritratte. Culmine di questa procedura una foto del 1933 di un vicolo a Siviglia, con leggera sovraesposizione ed un lato volutamente non a fuoco, da notare poi una foto pienamente surrealista di due corpi nudi in acqua:

Osserviamo poi le foto scattate secondo il principio dell'esplosivo-fisso, come i curatori della mostra annotano. Ovvero dove l'immagine è percepita contemporaneamente in quiete ed in movimento. Perfettamente rappresentata da una famosa foto del 1932 intitolata Dietro la stazione di Saint-Lazare.

A seguire un'altro famoso scatto: a Hyeres una bicicletta che corre, ripresa rigorosamente dall'alto ed in movimento. Sintesi perfetta di questo stile.

Altro filone, come lo definiscono sempre i curatori della mostra, è quello dell'erotico-velato. Cioè figure nascoste da veli, indumenti, ecc. che rappresentano fedelmente il concetto surrealista del 'nascosto' fonte di poteri associativi (netto il riferimento a Man Ray). Interessanti anche le foto legate al senso della bellezza convulsiva, come negli scatti sulle viscere animali.

Altro concetto surrealista ripreso da Cartier-Bresson è quello dell'approccio casuale nell'osservazione del mondo e che produce effetti particolari, quasi magici. Approccio evidenziato da una foto del 1933 di un uomo che legge un giornale con un foulard al collo che,colpito casualmente dal vento, gli copre il volto:

Ancora un riferimento caro ai surrealisti: la simpatia per le persone sorprese con gli occhi chiusi o dormienti cui appartiene anche la foto buffa di uomini in spiaggia con ombrelli e vestiti di nero

Anche il ritrattismo in Cartier-Bresson non è mai banale. Personaggi famosi ripresi in pose sempre estemporanee, in contesti quotidiani e normali. Emblematica in questo senso questa foto del vecchio pittore Matisse.

Ma non è finita per i riferimenti surrealisti: l'attenzione per i corpi sfigurati o deformati che influenza Cartier-Bresson ben rappresentati da altre foto. A questo punto della mostra inizia il percorso collegato con l'impegno politico di Cartier-Bresson, vicino alle posizioni del Partito comunista francese. Quindi foto su poveri e mendicanti

Ma il colpo di genio arriva con un reportage commissionato per l'incoronazione a Londra di Giorgio V nel1937. Non una foto sui Reali e tutti gli scatti dedicati alle persone, ai volti e alle pose della gente comune che segue incuriosita la vicenda:

Anche le foto sul tempo libero in realtà sono collegate con la politica, dato che Cartier-Bresson scattò queste foto per celebrare l'introduzione delle ferie pagate dei lavoratori volute dal Governo socialista nel 1936.

In una sala a parte era possibile poi avere visione del Cartier-Bresson documentarista e assistente alla regia cinematografica di registi del calibro di Renoir. Esemplare di questo periodo un cortometraggio sulla guerra civile spagnola.

Ecco poi le foto collegate agli avvenimenti bellici della seconda Guerra mondiale. Poichè fu fatto prigioniero quasi agli inizi delle ostilità, le foto sono o dedicate ai campi dei profughi e di prigionieri oppure sugli ultimi giorni del Reich, quando i tedeschi in fuga lasciavano la Francia.

La svolta del 1947: Cartier-Bresson fonda l'Agenzia Magnum (iniseme a Capa, Seymour, Rodger) con l'intento di fornire reportage fotografici di qualità. Da questa importante scelta nascono le foto scattate nei posti più disparati del globo e soprattutto nei momenti più delicati e storicamente rappresentativi. Dai funerali di Gandhi, alla crisi di Cuba del 1963, alla fine del Kuomintang e salita al potere di Mao in Cina, alla successione a Stalin in Russia ecc. In paticolare colpisce una foto scatta a Cuba dove alcuni militari castristi sono ripresi su di un uscio e con una donna che curiosamente guarda la macchina con un dito poggiato sulla bocca (posa voluta o spontanea?).

Seguono fotografie del suo lavoro sulla vita vissuta francese scattate negli anni '60 ed in giro per il suo Paese, in cui fa bella figura una delle rare foto dedicate solo al paesaggio:

La mostra affrontava anche il tema delicato di Cartier-Bresson alle prese con le foto a colori. Cartier-Bresson non amava scattare a colori e difatti tutte le foto finora viste sono in bianco e nero. Due i motivi. Uno, tecnico, perchè all'epoca le pellicole a colori allungavano i tempi d'esposizione e non s'addicevano ai suoi scatti molto istantanei. L'altra, di carattere estetico, perchè riteneva che le foto a colori avvicinassero troppo le immagini fotografiche a quelle pittoriche. In sostanza, gli scatti a colori di Cartier-Bresson erano fatti non per scelta personale ma dettati solo dalle esigenze dei committenti.

Seguivano le foto dedicate ad avvenimenti particolari, più o meno sempre legate all'impegno sociale. Quelle sulle manifestazioni, ad esempio, scattate dai primi anni '60 fino allo storico maggio parigino del '68. Oppure le foto cosidette dell'antropologia visiva, cioè vere e proprie inchieste fotografiche su aspetti caratteristici del sociale e che, cosa importante, faceva ai margini dell'attività professionale, cioè slegato da vincoli di committenza.

Molto interessanti le foto tra l'uomo, le macchine e la tecnologia in cui riesce a mettere a fuoco il rapporto conflittuale ma anche di sinergia presente in questo connubio.

Proseguendo la visita, colpiva una foto dal soggetto molto 'Pasoliniana' scattata  nel 1959 in una zona periferica di Roma.

Molto curiose e veramente accattivanti le foto dedicate alla società dei consumi in cui egli si concentra sull'atto del 'vedere' gli oggetti del desiderio esposti per essere comprati. Riesce perfettamente a rendere conto, con i suoi scatti, della tendenza antropologica verso l'atto del possedere come cosa comune, presente nei posti e paesi più diversi ed anche con gradi di civilizzazione lontani tra loro. In effetti, poste quasi alla fine della Mostra, davano perfettamente conto di come la fotografia di Cartier-Bresson sia grande perchè è una sapiente sintesi tra arte fotografica, rappresentazione della realtà e riflessione culturalmente attenta della stessa.

Infine, sul link del catalogo di Cartier-Bresson dell'Agenzia Magnum potete vedere numerose foto di quel periodo di Cartier-Bresson. Potete visitare anche il sito della Fondazione Cartier-Bresson.

Qui le foto esposte nella Mostra e descritte nell'articolo: