Sri Lanka: impressioni di viaggio per una vacanza

Articolo e foto di Giulia Di Stefano

Serendipità, ovvero fare una felice scoperta per puro caso, il trovare una cosa imprevista mentre se ne sta cercando un'altra. Forse non tutti sanno che questo termine, così spesso usato oggi soprattutto riferendosi alla galassia di internet (il tasto "mi sento fortunato" del motore di ricerca Google si basa ad esempio su questo principio), deriva proprio dall'antico nome arabo dello Sri Lanka, Serendib.
Ma non è l'unico appellativo per cui quest'isola, che pende dall'India come una lacrima o piuttosto una goccia traboccante di natura nell'Oceano pacifico, è celebre in tutto il mondo.
Ceylon, come veniva chiamata ufficialmente fino al 1972, è praticamente per tutti sinonimo di tè, di ottimo tè.
A parte questa premessa nozionistica, la maggior parte di voi potrebbe non avere ben chiaro ancora, apprestandosi a leggere questo articolo, per quale motivo uno si debba imbarcare in un viaggio così lontano, alla volta di una meta dal nome esotico ma che non ha la celebrità esotica, ad esempio, delle vicine Maldive (e tra l'altro nessuno vi vieta, anzi i più lo fanno, di fare anche una capatina anche alle Maldive, che dall'isola si raggiungono con un'oretta di volo).
Cercavo un resort di lusso oppure una guesthouse in legno e foglie di cocco sulla riva dell'oceano caldo, con le palme che incorniciano la battigia, ho trovato lo Sri Lanka.
Cercavo un safari per vedere tanti animali selvatici, ho trovato lo Sri Lanka.
Cercavo un posto dai colori, dai sapori, dai profumi, dalla gente così diversa dalla mia da parermi proprio di essere dall'altra parte del mondo, ho trovato lo Sri Lanka.
Eccovi riassunta allora, in poche parole, la serendipità che mi ha guidato verso questa meta e che, forse, potrà incontrare i desideri di molti di voi. Le motivazioni, poi, non sono tutte qui. Parlando più in concreto, vi consiglio questo viaggio anche perché è sicuro, non ci sono vaccini obbligatori da fare, il bilancio tra quello che si vede e quello che si spende è tutto in positivo, quando sei sul posto non hai mai la sensazione spiacevole di pericolo, di particolari truffe, la gente parla quasi tutta un -seppur peculiare- inglese, il cibo non è particolarmente vario ed è decisamente piccante ma è molto salutare e la frutta tropicale con cui vi ingozzerete per due lire ve la sognerete la notte una volta tornati.

Volo aereo per raggiungerla e periodi consigliati

Non esistono voli diretti dall'Italia a Colombo, la capitale dell'isola. Molte compagnie arabe o asiatiche coprono la tratta con un solo scalo. Personalmente abbiamo preso un volo con Qatar Airways, facendo scalo a Doha, per la cifra di circa 450 euro a testa andata e ritorno (prenotando però con circa 4 mesi di anticipo). Volo ottimo perché si aspetta la coincidenza giusto un paio di ore e la compagnia aerea offre servizi impeccabili a bordo, durata totale del viaggio circa 13 ore. Per quanto riguarda i periodi dell'anno migliori per visitare l'isola, non prendete eccessivamente sul serio quello che dicono le guide turistiche. Sul mese di ottobre, in cui noi avevamo deciso di partire, ci avevano detto parecchie cose negative, della serie che avremmo trovato monsoni, brutto tempo, pochi animali, poco tutto. Invece, abbiamo trovato condizioni meteo ottime e prezzi vantaggiosi per via della bassa stagione turistica.

Come muoversi e con quali mezzi sull'isola


Non esiste una degna rete ferroviaria o di mezzi pubblici che possa soddisfare l'esigenza di un viaggiatore con circa due/tre settimane a disposizione per girarsi l'isola. I pittoreschi e onnipresenti tuk tuk possono fungere da taxi dentro ai centri abitati o per coprire piccole distanze ma difficilmente vi porteranno molto lontano.
L'automobile resta il mezzo migliore se si vuole fare un tour dello Sri Lanka abbastanza ampio.
Prima di partire, praticamente tutte le persone che conoscevamo che erano già andate in Sri Lanka, ci avevano consigliato di contattare un driver del posto, che ci sarebbe passato a prendere in aeroporto e ci avrebbe scortato e accompagnato tutta la vacanza.
Noi invece alla fine abbiamo optato per l'affitto di una macchina (trovata su internet a questo sito per circa 22 euro al giorno) da ritirare e restituire all'aeroporto di Colombo. La guida è a sinistra, come gli inglesi, e bisogna procurarsi la patente internazionale prima di partire presso la Motorizzazione Civile. Il traffico locale è altamente indisciplinato e soprattutto "ibridato" non solo da numerosissime bici o carretti ma anche da strane e improvvise presenze del mondo animale come varani giganti, mucche e tori, cani randagi (e del tutto innocui). Detto ciò, posso dire senza dubbio che la nostra è stata comunque una scelta vincente: con la propria macchina si è del tutto indipendenti, si spende la metà che se si prende un qualsiasi driver locale, si può cambiare programma in qualsiasi momento e guidare attraverso quelle strade e per quei paesaggi è stato bellissimo ed avventuroso, di per sé una buona fetta di vacanza!
Mossa strategica però, è quella di acquistare, appena si arriva in aeroporto, una sim cingalese che garantisca traffico internet a sufficienza per poter usare Google maps tutto il tempo (costo circa 7 euro con la compagnia "Dialog"): guidati dal navigatore del cellulare, con una copertura internet e gps inaspettata e superiore alla maggior parte delle zone rurali italiane, non abbiamo mai perso un colpo e ci siamo spesso addentrati in stradine secondarie molto suggestive.

Le cose da non perdere: i "must" consigliati basati sulla nostra vacanza


- Vedere le balene al largo di Mirissa, nella costa meridionale.  Abbiamo fatto Whale Watching per un'intera mattinata a Mirissa (costo circa 5000 rupie a testa) e siamo incappati in un branco intero di capodogli ed alla fine ci eravamo quasi stancati di fare foto e riprese per quante balene ci sono passate a pochi metri dalla barca!


 - Fare un Safari in uno dei parchi nazionali. Il più grande è lo Yala Park nel sud est, noi alla fine abbiamo optato per il Minneriya National Park, nel nord est, vicino al triangolo "archeologico-culturale" di Dambulla-Sigiriya-Polonnaruwa. Abbiamo visto, oltre a diverse specie selvatiche come l'aquila, i bufali, i varani e gli iguana, decine e decine di elefanti allo stato brado, che al tramonto andavano tutti insieme a bere in un bacino lacustre, uno spettacolo indimenticabile!
Grazie al fatto che eravamo muniti di auto, invece di affidarci a tour organizzati, ci siamo presentati all'ingresso del parco autonomamente e abbiamo contrattato (duramente) il noleggio di jeep con conducente lì per lì, scontando alla fine un ottimo prezzo (intorno ai 30 euro a testa per circa due ore e mezzo di safari, mentre alcuni turisti che erano lì con tour organizzati avevano speso fino a 70 euro a testa!).


Fare rafting sul fiume nei pressi di Kitulgala. Ci siamo capitati per puro caso (vedi la serendipità!) in un pomeriggio piovoso, mentre ci stavamo spostando nella regione centrale da Adam's Peak a Nuwara Eliya. Ad un certo punto, lungo uno strada abbastanza tortuosa, che costeggiava il corso di un grande fiume, vediamo una serie di baracchini che offrivano la possibilità di rafting ed altri generi di sport sul fiume. Stava già piovendo, di una di quelle belle piogge tropicali che dissetano la natura tutta della calura del mattino, e abbiamo pensato che tutto sommato, bagnarci ulteriormente a bordo di un canotto non avrebbe poi fatto molta differenza e anzi sarebbe stata un'esperienza originale. Detto fatto, per circa 12 euro a testa ci hanno munito di salvagente e caschetto e, in compagnia di un paio di guide, siamo saliti a bordo di un gommone per farci una bella discesa di circa 5 km sul fiume, alternando rapide emozionanti (ma fattibili anche per principianti) e punti più tranquilli dove abbiamo potuto fare il bagno nel fiume in piena, lasciandoci trascinare dalla corrente. Esperienza meravigliosa, resa ancor più suggestiva dalle nubi e dalla pioggia che, invadendo di biancore la vallata circostante, esaltavano il verde smagliante della fitta vegetazione. In quel tratto di fiume dove abbiamo fatto rafting, ci hanno spiegato, sono state girate alcune scene del celebre film di David Lean del 1957 "Il ponte sul fiume Kwai".


- L'escursione all'Adam's Peak in notturna, per vedere l'alba dalla vetta. Sono circa 5200 gradini, 1000 metri di dislivello. Abbastanza per irrigidirti i polpacci per i successivi tre giorni ma, senza ombra di dubbio, ne vale la pena. Partendo nel cuore della notte da una delle numerose guesthouse a ridosso della montagna a Dalhousie, muniti di torcia, si impiegano dalle due alle quattro ore, dipende quanto siete allenati. Il sentiero è ben tracciato e frequentato anche di notte e non si incontrano animali feroci né strapiombi pericolosi, ascensione godibilissima anche con il buio (anzi, abbiamo potuto ammirare il cielo più stellato mai visto in vita nostra!). Lungo il cammino si passa attraverso diversi portali e templi buddisti (è un sentiero di pellegrinaggio), c'è, a un certo punto, anche un monaco che, in cambio di una donazione, ti annoda al polso un braccialetto formulando preghiere di buon augurio e protezione. In vetta c'è un monastero buddista e altri monaci che ti offrono tè caldo (estremamente gradito, visto che alle 5 di mattina a 2200 metri fa freddino anche all'equatore!). L'alba è stata uno spettacolo mozzafiato, il paesaggio intorno è di un lussureggiante incredibile, luccicavano laghi e cascate al roseo balenare dei primi raggi solari e l'ombra dell'Adam's Peak, che è una montagna a forma di triangolo appuntito come le disegnano i bambini piccoli, per qualche minuto si è proiettata netta sulla foresta sottostante in un cono perfetto.


- Andare a vedere le piantagioni di tè nella Hill Country. Le guide consigliano di godersi il lento viaggio in treno da Haputale a Ella per ammirare le piantagioni da vicino. Noi ovviamente le abbiamo attraversate in macchina ma è stato ugualmente molto bello. La Hill Country, nel bel mezzo dell'isola, è tutto un susseguirsi sterminato di dolci colline di un verde smagliante, tra cui spiccano le raccoglitrici di tè nei loro vestiti colorati e i grossi edifici di epoca coloniale delle fabbriche, ognuna annunciata da enormi cartelli raffiguranti tazzone di tè fumante. Ci siamo anche imbucati in una di queste fabbriche per riuscire a vedere da vicino la lavorazione delle foglie e, rotta la diffidenza iniziale, un capo operaio ci ha fatto fare un tour gratuito a patto che non scattassimo fotografie all'interno. Credo comunque che ci siano alcune di queste fabbriche che siano aperte ai turisti e facciano tour organizzati, ovviamente a pagamento. Se volete poi rimanere almeno una notte nell'atmosfera coloniale delle piantagioni (e rinfrescarvi un po' dal clima caldo umido) consiglio di fermarvi a Nuwara Eliya, una cittadina a ben 1900 metri di altitudine, che è praticamente cristallizzata ai tempi della dominazione inglese, con college, circoli del polo, campi da golf, giardini e hotel ricavati dalle antiche dimore dei padroni delle piantagioni. Sul tutto aleggia un fascino retrò e un po' decadente, merita una sosta.


- Mare, mare, mare. Che siate o meno amanti del surf da onda, consiglio vivamente la costa est e Arugam Bay e dintorni. Chilometri su chilometri di spiagge incontaminate e deserte, frequentate solo da uccelli di vario tipo, dai surfisti e dai pescatori locali che al mattino e al tramonto trafficano a riva con le reti e le loro barche di legno variopinto, e che vi strapperanno decine di scatti fotografici. L'atmosfera ad Arugam Bay è rilassatissima e l'assortimento di guesthouse, resort, ristorantini è tra i migliori che abbiamo potuto constatare sulla parte costiera dell'isola. Anche le interminabili spiagge di Nilaveli e Uppuveli, sempre a est ma molto più a nord, meritano una capatina e sono il punto di partenza se voleste tentare un'escursione in barca alla Pigeon Island, parco marino protetto dove potrete fare immersioni o dello snorkeling sulla barriera corallina tra squaletti innocui. Nota bene: se vi aspettate il mare caraibico da locandina dell'agenzia viaggi, rimarrete solo parzialmente soddisfatti. L'acqua, caldissima, è però quasi sempre mossa da lente e morbide onde ("surfabili" anche dai principianti come me) e il colore della sabbia va dal giallo al bianco avorio ma non è mai di quel bianco accecante tipico dei caraibi. Le palme, quelle sì, ce ne sono in abbondanza così come pesci e uccelli di vario tipo. Ad Arugam Bay consiglio il baretto sulla spiaggia "Upali Beach", dirimpetto al "main point" (che sarebbe il punto principale per i surfisti in zona): free wi-fi, amache a profusione tese tra le palme, lettini in legno con cuscini a libera disposizione degli avventori e atmosfera da sbraco vero (prezzi di cibo e bevande sono però vicini agli standard occidentali).


- Passeggiata a Galle, cittadella sul mare fortificata dagli olandesi nella costa sud, da visitare di giorno e specialmente al tramonto. Edifici coloniali dagli ampi patii orlati da grosse colonne, cortili interni? e i locali e i negozi più fighetti di tutto lo Sri Lanka!

Giro e posti da vedere

- Arrivo all'aeroporto di Colombo, ritiro della macchina e immediata fuga dalla tentacolare città alla volta della costa sud (nessuno ci ha consigliato di girarci la capitale che pare sia molto caotica e priva di particolari attrattive).


- Prime 3 notti sul mare, ad Unawatuna. Belle spiagge (tra cui Mirissa) e possibilità del suddetto Whale Whatching. Da lì siamo anche andati a visitare la vicinissima cittadina di Galle (dista 5 km).
- 1 notte ad Adam's Peak per poter effettuarne l'ascensione in notturna.
- 1 notte a Nuwara Eliya dopo aver attraversato le piantagioni di tè.
- 2 notti a Kandy, seconda città dell'isola, dove c'è il famoso Tempio del dente di Buddha. I dintorni della città sono molto belli e lo stesso centro abitato, visto da lontano, è molto suggestivo, con un laghetto al centro e diverse sagome di statue di Buddha che svettano qua e là. Quando ci stai dentro, però, Kandy è caotica e assai poco vivibile e manca, secondo me, di bei ristorantini e bar o semplicemente parchi pubblici e luoghi dove poter sostare. Da vedere, oltre al tempio del Dente e il giardino botanico. Vi consiglio poi di andare ad assistere ad uno spettacolo di danza tradizionale (noi ce le siamo andate a vedere al Kandy Lake Club, dove le fanno ogni giorno alle cinque del pomeriggio, ingresso circa 8 euro).
- 2 notti ad Habarana, nel cuore della regione delle città antiche. Habarana di per sé è un piccolo centro abitato lungo la strada principale senza nulla di particolare ma è strategico prendervi alloggio, perché sarete più o meno equidistanti dalle tre principlai attrazioni turistiche della zona, che meritano tutte di essere visitate, ovvero Dambulla, Sigiriya e Polonnaruwa. Sarete inoltre a cinque minuti di automobile dal Minneriya National Park, dove potrete fare il safari nel tardo pomeriggio per vedere gli elefanti riunirsi al tramonto attorno all'enorme lago artificiale del parco.
- 2 notti a Uppuveli, costa nord-est. Spiagge a perdita d'occhio, la suddetta Pigeon Island per lo snorkeling sulla barriera corallina.
- 4 notti ad Arugam Bay, costa est. Ci siamo fermati diversi giorni perché avevamo deciso di passare le seconda metà della vacanza tutta al mare e perché il mio compagno fa surf. Anche io, con l'occasione (assai propizia, vista l'acqua calda, la spiaggia sabbiosa, le onde abbordabili e il nolo tavola a 4 euro al giorno) mi sono divertita a provare per la prima volta. Se non volete surfare, consiglio comunque almeno un paio di rilassanti giornate su questa sterminata e splendida spiaggia.
- 3 notti a Tangalla, di nuovo sulla costa sud. Il motivo di questo soggiorno era di concludere in bello stile, concedendoci qualche notte in un resort un po' più di lusso a prezzi comunque modici, vista la media cingalese, di cui avevamo letto un gran bene sulla Lonely Planet e che, in effetti, si è dimostrato all'altezza della situazione: il Talalla Retreat.

Indirizzi utili

Per il cibo, buttatevi tranquillamente sullo street food o sui ristorantini familiari frequentati dai cingalesi, che è sano ed economico (e per economico intendo poter cenare con 3 euro a testa!). Tra l'altro, grazie ad aglio e spezie a profusione, secondo me è difficile beccarsi malori intestinali (noi non abbiamo avuto mai problemi). Fate poi incetta di frutta e bevetevi i cocchi dai carrettini lungo la strada, pura goduria.
Tre ristoranti, in particolare, ci hanno stupito per la bontà della loro cucina e per un livello decisamente più sofisticato (ma sempre a prezzi abbordabilissimi): "Happy Spice" ad Unawatuna, "Elita Restaurant" a Galle e "Hideaway" ad Arugam Bay. Non hanno siti internet ma, se cercate su Trip Advisor, almeno gli ultimi due li dovreste trovare.
Per l'alloggio, c'è da premettere che troverete il wi-fi in quasi tutte le strutture, anche quelle più economiche, che la pulizia non è ai livelli cui siamo abituati in Italia ma non è neppure a quelli da terzo mondo, che dovrete sempre cercare quantomeno letti con zanzariere sopra se non vorrete vivere nell'angoscia che una delle numerose zanzare che vi hanno pizzicato potrebbe avervi trasmesso la dengue e la malaria (circostanza assai difficile in realtà, tant'è che non sono necessari vaccini ma si sa, la suggestione del turista occidentale segue talvolta percorsi incontrollabili). Il prezzo medio a persona in una guesthouse a gestione familiare, di livello medio e con colazione inclusa, è di circa 15 euro a persona a notte (perlomeno ad ottobre, che non è alta stagione). Non ci siamo mai trovati male con le guesthouse (che abbiamo trovato sempre lungo il cammino, senza averle prenotate in anticipo dall'Italia), tuttavia ci sono alcuni indirizzi che ci sono rimasti nel cuore e che mi sento di consigliarvi:


Talalla Retreat a Tangalla: lusso e classe a prezzi accettabili (circa 60 euro a persona a notte, inclusa un'ottima colazione a buffet che ci potevi anche pranzare), possibilità di seguire corsi di Yoga e di surf, Spa con possibilità di trattamenti ayurvedici (io ho fatto un massaggio con olii ayurvedici, total body di 60 minuti per poco meno di 30 euro), piscina immersa in un giardino curato e lussureggiante, spiaggia a 50 metri, stanze arredate con gusto e "open-air" (le pareti sono stuoie da tirare giù e la doccia nel bagno è all'aperto, coperta solo dalle foglie degli alberi!).


Penthouse on the Rocks a Unawatuna: incastonato letteralmente nella roccia, immerso nella vegetazione e con vista mozzafiato sulla baia, appartamentini spaziosi e unici per il loro arredamento e la loro architettura in pietra e legno intarsiato (circa 50 euro a persona a notte esclusa la colazione).


Surf'n'sun ad Arugam Bay: il giardino più bello ed esotico di tutti, atmosfera lounge ed etnico-alternativa, appartamenti-bungalow con bagno open air e pareti colorate, grande amaca nel portico privato. Posizione nel cuore del paesino, dirimpetto alla spiaggia. Prezzo per persona a notte, senza colazione, circa 16 euro.


Palm Beach Resort ad Uppuveli ( ): resort a prezzi super modici (circa 30 euro per una doppia a notte), a 50 metri dalla spiaggia, gestito da una coppia di romani simpaticissimi, Donatella e Luca, che vivono da dieci anni nello Sri Lanka. I due preparano personalmente i succulenti manicaretti del ristorante, mischiando tradizioni e prodotti italiani con cibo locale.. una scoperta incredibile nel bel mezzo della vacanza!

 

Infine, qui potete vedere alcune foto del viaggio: