Sciare a Livigno

Livigno, soprannominata la 'Piccola Tibet' per la sua posizione o forse per la sua propensione a climi un tantino freddi, è una cittadina distesa in lunghezza su un altopiano a 1.800 metri circa d'altezza, mentre le piste si spingono a circa 2.800 metri. Questo fatto già ci fa capire che l'innevamento è generalmente assicurato e la neve si conserva anche a stagione avanzata. Siamo  nel cuore delle Alpi centrali, all'incrocio tra Italia e Svizzera ed i panorami sono di un bianco accecante: vette e vette a perdita d'occhio. Il comprensorio, suddiviso quasi equamente sui due lati dell'altopiano, conta circa 115 km di piste, ben curate. I due lati, però, non sono collegati sci ai piedi fra loro. E' la grande pecca del comprensorio. Anche se non è impossibile attraversare il pianoro per andare da un lato all'altro e se le due zone sono collegate da linee di skibus (gratis per gli sciatori), il trasferimento non è comunque agevole. C'è il rischio che, alla fine, bisogna decidere dove passare la giornata sugli sci: zona Costaccia e Carosello 3000 (sulla destra orografica della valle) o zona Mottolino (sinistra orografica della valle). La preferenza sulle due zone è puramente soggettiva, tenendo conto che la zona Mottolino riceve il sole un tantino più tardi e comunque questo resta alle spalle delle piste, mentre l'altra zona è esposta di più all'insolazione specie nel pomeriggio. La maggior parte della cittadina e quindi anche la ricettività, è posizionata sul lato destro orografico e inevitabilmente la gente tende a concentrarsi più sulla zona Costaccia o Carosello 3000. Tuttavia, in genere, l'affollamento non è mai eccessivo, data anche la larghezza delle piste che favorisce sciate abbastanza tranquille. Le piste sono a maggioranza rosse, con qualche nera mai eccessiva. Piste ideali per curve piuttosto larghe e per migliorare la tecnica. Purtroppo, recentemente e come altri comprensori, Livigno ospita sciatori provenienti dall'Est che, spesso, sciano un pò alla garibaldina e creano incidenti sulle piste. Aggiungiamo, come perla extra sciistica, che Livigno è da tempo zona franca e quindi le merci, compresa la benzina, sono esenti IVA. Questo fa sì che il centro è una zona ZTL a traffico limitato con ampio struscio durante il giorno e soprattutto la sera, quando la gente si riversa in strada, attratta dai numerosissimi negozi di ogni genere. Questo permette anche ad un eventuale non sciatore di passare il tempo di una settimana senza annoiarsi troppo. Si nota un tantino la scarsità di rifugi sulle piste (in pratica solo 6 per tutto il comprensorio di cui alcuni molto piccoli): pochi e anche come ambiente non particolarmente caratteristici come in altre parti. E' vero che molti tornano giù a pranzo, specie se si scia nella zona Costaccia e che molti alberghi o locali permettono l'ingresso agli sciatori con gli scarponi ma il fascino di riposarsi in quota può essere ridotto a causa dell'ovvio affollamento nei pochi rifugi esistenti. Un'altra caratteristica del comprensorio è quella di avere spesso i piloni degli impianti sulle piste; in realtà non è mai un problema data l'ampiezza delle piste stesse, comunque i principianti faranno bene a fare attenzione. Infine, dato che le piste a Livigno sono poste parallele lungo i fianchi della montagna risulta abbastanza facile orientarsi e basta puntare gli impianti a vista per progredire lungo il comprensorio. Tuttavia, questo significa che spesso bisogna attraversare delle piste per andare a prendere un altro impianto ed anche in questo caso si raccomanda sempre prudenza. Fatte queste premesse generali, iniziamo con la descrizione delle piste e degli impianti, quest'ultimi segnalati con il numero aventi sulle cartine ufficiali del comprensorio. Ovviamente tutte le piste segnalate sono state personalmente percorse e quindi opinioni e descrizioni sono provenienti da esperienza diretta.

ZONA COSTACCIA e CAROSELLO 3000

E' quella che s'incentra sulla cabinovia Tagliede (25 e poi 27) e che sale fino al rifugio Costaccia e che parte dal centro di Livigno ad isola pedonale. Se alloggiate leggermente a lato della cabinovia potete sempre prendere alcuni impianti brevi ad essa attigui che vi portano ad essa, come la seggiovia del campo scuola (23) o la Botarel (29a). Questi impianti sono ottimi per sgranchire le gambe all'inizio o appena arrivati, permettendo di fare delle azzurre larghe e interessanti. Alla fine della cabinovia potrete scegliere se salire ancora con la seggiovia Valandrea Vetta (28) oppure tornare indietro e affrontare subito un'interessante nera che si prende a sinistra dell'arrivo e poi girando su un ripido muro a destra e non continuando dritto sulla rossa che ridiscende in basso. Meglio farla la mattina, bella dura ma levigata; la pista è praticamente un unico muro dritto piuttosto largo (pendenza 34° circa pari al 64%), con un restringimento finale a destra meno ripido ma che, paradossalmente, è forse il tratto più impegnativo. Memorizzate bene le discese dal rifugio Costaccia perchè probabilmente le farete per tornare a valle. Venendo da sopra, ad esempio, conviene  girare a sinistra prima del rigugio per prendere una variante rossa meno frequentata che poi però si ricongiunge con la rossa che riporta in basso, dove bisogna fare attenzione ad una canalino spesso intasato di persone e che, inevitabilmente, si rovina con i passaggi (probabile presenza di qualche gobba). A destra del rifugio, dicevamo, parte la lunga seggiovia Valandrea e all'arrivo avrete una visione chiara dello sviluppo delle piste di questo lato del comprensorio. A sinistra si apre la zona della Blesaccia e oltre quella del Carosello 3000 (circa 2.800 metri) e sua appendice Federia. Con una rossa a sinistra obbligata puntiamo la base della seggiovia Fontane Vetta (19). Se volete rifare le piste rosse a lato bene, altrimenti all'arrivo puntate sempre a sinistra  l'altra seggiovia Blesaccia II (16). In cima  a questa girate a sinistra per prendere una lunga rossa  per arrivare o alla base della seggiovia Blesaccia I (15) o proseguire con  pista più stretta fino in basso alla partenza della cabinovia Carosello 3000 I (11 e poi 12). La cabinovia ha una fermata intermedia. Giunti in basso attenzione perchè la pista è nera e piuttosto stretta, con un rifugio gradevole che si apre quasi alla fine sulla sinistra. Poichè si arriva  in pratica sulla strada, molti sfruttano questo itinerario per aspettare lo skibus ed andare verso l'altro lato del Mottolino, anche se il bus deve fare un giro non indifferente. Con la cabinovia si può risalire fino in alto e qui, a parte osservare un bel panorama, si apre la possibilità di scavallare sull'altro versante verso la seggiovia Federia (14). Tale seggiovia serve due belle piste rosse parallele di cui quella più a sinistra possiede un accattivante muro finale. Da segnalare che tutti questi impianti descritti offrono piste su entrambi i lati, per cui le piste a disposizione quasi si raddoppiano e danno possibilità di alternative tutte ottime. Per tornare indietro bisogna fare un pochino attenzione. Infatti dovremo ridiscendere per prendere di nuovo la Blesaccia I (15)  e poi attraversare le piste, facendo attenzione al percorso non sempre ben segnalato, per andare a riprendere la Blesaccia II (16). Una volta su, con una lunga azzurra che corre in cresta (panorama sulle Alpi svizzere) e che offre il fianco ai venti quando soffiano, si scende all'arrivo della seggiovia Valandrea (28). Da qui, ancora con 2 larghe e belle azzurre parallele ritorniamo al rifugio Costaccia. Con una rossa o con la nera descritta prima torniamo giù verso il paese, facendo attenzione ad un rifugio gradevole a destra prima della parte finale della pista. Qui potete vedere un filmato su Youtube che vi fa vedere tutta la discesa dalla Valandrea Vetta senza passare per la nera. Poichè la cabinovia Tagliede ha  una fermata intermedia, per terminare in bellezza riprendiamo la cabinovia e scendiamo alla fermata di mezzo. Tenendoci tutto a destra, prima con un tratto di pista rossa e poi con belle piste azzurre, raggiungiamo la base della cabinovia Cassana (30) che, insieme alla già citata seggiovia Botarel, serve un insieme di piste divertenti e poco affollate che passano anche in mezzo al bosco per gli amanti del genere.

ZONA MOTTOLINO

Sebbene la canonica partenza per la zona del Mottolino, altro versante del comprensorio, avvenga dalla cabinovia omonima (3), una valida alternativa per evitare code  e altro è prendere lo ski-bus color giallo (linea yellow) e dopo che quasi tutti sono scesi al Mottolino, a ski-bus svuotato, sedersi e proseguire fino al capolinea, all'inizio della seggiovia Teola Pianoni Bassi (1). Si sale una breve scaletta e senza file si prende la seggiovia che ci porta subito nell'area con le piste più alte del Mottolino. Non solo. La seggiovia è alla base di una notevole pista nera: la Giorgio Rocca che conviene fare di primo mattino, con neve bella dura. Una nera con una pendenza max di circa 33° (circa 60%)  anche piuttosto lunga se fatta interamente, cioè con il muro  subito a destra, aggirando il rifugio.  All'arrivo della seggiovia Teola c'è appunto un rifugio un pò trendy con musica  sparata a palla, quindi da frequentare secondo i gusti. Ma è verso destra che dobbiamo guardare dove vediamo una pista larga precipitare letteralmente da una punta sopra di noi. E' una pista che si nota benissimo anche dal paese e da lì la pendenza sembra veramente notevole. Per arrivarci, bisogna prendere la seggiovia Valfin Monte Neve (4) che arriva quasi a 2.800 metri, punto più alto zona Mottolino. Da qui meraviglioso panorama tra cui spicca il maestoso gruppo dell'Ortles-Cevedale. La pista nera si chiama Paradisin e si prende con bivio a sinistra della rossa che parte dalla seggiovia ed ha anche una variante nera parallela. Pendenza che sfiora i 34° (circa 67%) ma è talmente larga che, stato della neve permettendo, risulta fattibile anche dai meno esperti. Comunque, se volete, potete anche continuare sulla bella rossa o, addirittura, spostarvi tutto a destra per prendere una azzura che parte alla fine della seggiovia Monte della Neve (6). Scendendo sia con la nera che con la rossa, ad un certo punto e verso la fine, le piste si intersecano con quelle servite dalla seggiovia Monte Sponda (5). Tra le rosse che si dipanano in questo settore spicca la pista rossa n. 19  detta 'autostrada' proprio per la larghezza della pista. Se invece seguiamo l'azzurra che parte alla fine della seggiovia 5, questa serve in pratica da collegamento per scendere alla frazione di Trepalle  (famoso per essere uno dei luoghi più freddi d'Italia) che si trova su altro versante  ed è raggiungibile deviando a destra (cartelli)  dall'azzura e prendendo una pista rossa con varianti di pari colore fino alla base della seggiovia Trepalle (8). Da segnalare che, all'incirca a metà pista, è possibile andare ad un attrezzatissimo (addirittura un salto che passa sopra ad un mitico aereo Fiat G.91!) snowpark, meta di snowbordisti acrobatici ma non solo. Per gli appassionati una vera chicca. Riprendendo la seggiovia Trepalle (8) ritorniamo al rifugio Mottolino, all'arrivo dell'omonima cabinovia. Per quelli che amano rilassarsi, da qui parte una lunga azzurra che riscende fino al paese, alla base della cabinovia. Altrimenti, più diretta, bella lunga pista rossa che riscende anch'essa alla base. Da segnalare anche che a metà circa di questa  pista azzurra è possibile risalire con skilift (7) e ritornare a Trepalle con altra azzurra. Davanti al rifugio Mottolino parte la seggiovia Monte della Neve (6) che risale fino all'omonimo monte dove arriva anche la seggiovia Valfin (4). E' però una seggiovia un pò antiquata e piuttosto lenta che ci mette parecchio a risalire ed è anche il motivo per cui la mattina è preferibile arrivare nell'area Mottolino con la Teola, descritta prima. La seggiovia ha però il vantaggio di permettere, ad un certo punto sulla destra, la visione verso magnifico gruppo del Bernina che altrimenti resta nascosto in altre parti del comprensorio di Livigno. Per avere un'idea, il percorso della discesa per l'azzurra dalla fine della seggiovia Valfin fino al Mottolino e poi fino al paese con la rossa è visibile in questo filmato su youtube.

Come si può capire, uno sciatore medio allenato massimo in 3/4 giorni  ha coperto l'intero comprensorio ma a fronte di questo troverà piacevole sciare in piste mediamente impegnative e rifarle non costa assolutamente noia. Per gli appassionati dello stileTelemark, si segnala che Livigno è un posto ideale tanto che si svolge un vero e proprio festival del Telemark. Naturalmente anche lo sci alpinismo trova un terreno adatto per la pratica.

Infine, cliccando qui potete vedere alcune foto del comprensorio di Livigno