Guy Debord e la Società dello spettacolo: sintesi e commento

 

Oggi è consuetudine dire che 'tutto è spettacolo': la politica è spettacolo, la giustizia è spettacolo, la vita privata è spettacolo... Ebbene qualcuno l'aveva previsto già 40 anni e passa fa, tanto che la sua fama è dovuta principalmente proprio ad un suo libro intitolato La società dello spettacolo; più chiaro di così non si può. Stiamo parlando del francese Guy Debord.
Costui è stato un personaggio importante nel mondo culturale della seconda metà del Novecento. Difficilmente catalogabile, è conosciuto soprattutto come uno dei principali fondatori dell'Internazionale situazionista (IS). Qui ci interessa più come pensatore critico della società moderna. La sua importanza, come fustigatore della società contemporanea, è legata a due saggi scritti a distanza di più di venti anni. Il primo, La societa dello spettacolo del 1967 ed il secondo Commentari alla società dello spettacolo del 1988. Quest'ultimo un compendioQuesto  film  si può vedere al primo, per aggiornarlo ai nuovi eventi che, nel frattempo e secondo l'autore, avevano reso necessario un aggiornamento delle tesi.
Già dal titolo si comprende che la società dello spettacolo ha potenti argomenti predittivi e, a distanza di più di 40 anni dalla sua uscita, sembra profeticamente anticipare argomenti e tendenze oggi sotto gli occhi di tutti. In realtà, il periodo in cui il libro fu scritto (1967) era pieno di fermenti critici ed il suo pensiero contestatore della società moderna non era l'unico in circolazione. Ovviamente, data l'epoca in cui fu scritto, la sua critica prendeva le mosse e aveva vaghi riferimenti marxisti, peraltro non ortodossi. Infatti, la sua critica delle società comunista, Russia in primis, lo faceva rendere antipatico alla ortodossia marxista dei vari Partiti comunisti. Tuttavia, nelle pagine dei suoi libri, la critica andava oltre e toccava alcuni pilastri della costruzione marxista e leninista, per cui anche i movimenti cosidetti estremisti di quegli anni, profondamente legati ai sacri testi, non vedevano di buon'occhio la figura di Debord. Se proprio vogliamo catalogarlo, sembrerebbe più legato a tendenze anarcoidi che marxiste.
Si è detto del titolo. Tuttavia, un'interpretazione letterale di questo può essere fuorviante. Si potrebbe pensare che Debord si riferisca e faccia una disamina accurata dello sviluppo enorme dell'influenza dei media (cinema, radio e soprattutto televisione). Niente di più sbagliato. Certamente c'è un pò di questo, tanto che il libro inizia con una lapidaria frase: "tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione". Ma quello che preme a Debord è vedere non tanto quanto lo spettacolo regni sovrano nella società moderna, quanto piuttosto cogliere il significato profondo di questo processo che, con ardito accostamento, considera l'ultima fase del capitalismo industriale; infatti sostiene che: "lo spettacolo è il capitale a un tal grado di accumulazione da divenire immagine". Direi che l'identificazione tra accumulazione capitalistica e spettacolo è significativa. Ho parlato di capitalismo industriale, perchè, per quanto Debord si dimostri attuale, si percepisce come i suoi scritti siano comunque antecedenti ai grandi rivolgimenti nella struttura del capitalismo iniziati alla fine del Novecento e probabilmente ancora non terminati. Dove il capitalismo finanziario ha assunto un ruolo ed un'importanza mai raggiunta prima e dove, almeno a mio parere, alcune critiche ed intuizioni di Debord sono poco proponibili. Il capitalismo attuale, nonostante le apparenze, non tende a spettacolarizzare se stesso se non solamente in quei settori dove viene a contatto con il pubblico o l'opinione pubblica, quindi nella specifica funzione economica del consumo e del commercio. Invece le leve finanziarie restano ben nascoste e solo saltuariamente, come nelle esplosioni delle bolle anche recenti, ci si accorge del sotterraneo che scorre. Debord, per la verità, l'aveva in parte intuito, scrivendo i Commentari nel 1988. Aveva qui inserito la fondamentale categoria dello spettacolo integrato, per spiegare l'evoluzione della spettacolirazzazione della società. Tre sono i gradini delle società spettacolari: lo spettacolo concentrato, quello diffuso e infine integrato. Il primo tipico delle società a regime dittatoriale, di destra come di sinistra (quindi anche le società governate dai Partiti comunisti), il secondo legato alle società del libero consumo ed infine l'ultimo come integrazione dei precedenti che ormai si è affermato su scala mondiale. Ciò significa che nello spettacolo integrato la società recupera l'ideologia tipica dello spettacolo concentrato e s'attua attraverso un mix di menzogna e verità, segreto e pubblicità delle cose, immagini distorte che sembrano realtà e realtà che sembrano immagini.
Debord non è un filosofo e quindi tende a non dare sistematicità al suo pensiero. Anche i termini da lui usati non sono sottoposti al rigore, tanto che la lettura dei due libri è nello stesso tempo più piacevole di un testo di filosofia o anche di sociologia ma, nello stesso tempo, non ci si può esimere dal notare un tono spesso affabulatorio, che va ad incidere sulla rigorosità delle ipotesi affrontate. Ad esempio, giunti alla fine del libro, vi accorgerete che non viena mai data una definizione netta e precisa di cosa è la società dello spettacolo, anche perchè è la stessa parola spettacolo che non viene trasposta in quello che, nelle scienze sociali, si chiama concetto operativo. Va bene così, del resto. Debord, per sua natura e cultura era lontano mille miglia dal voler fare un trattato, seppure critico, di stampo sociologico, economico o via dicendo. Il tono da pamphlet, intelligente e caustico, è quello dove si muove più a suo agio per dare sfogo alle sue indiscutibili doti di acuto osservatore delle società contemporaneee. Naturalmente questa è una forza ma anche una debolezza del pensiero di Debord. Infatti, il suo pensiero non solo può dare luogo ad interpretazioni ambigue ma pure le traduzioni dal francese della sua opera non sono scevre di errori e di interpretazioni, verso le quali si scagliò lo stesso autore. Inevitabile, però, visti i frequenti momenti in cui la sua prosa assume un aspetto contorto e si esaurisce nel gusto della frase ad effetto. E' tuttavia posibile estrapolare una serie di frasi che, oltre ad avere un effetto, hanno anche un'anima e si presentano come aforismi di lusso, in cui la sinteticità gioca un ruolo determinante quanto la profondità. Ecco perchè conviene riportare direttamente alcuni passi del primo libro, che meglio riassumono il tutto e da me catalogati in una sorta di categorie concettuali cui fanno riferimento.

SUL SIGNIFICATO DELLO SPETTACOLO NELLA SOCIETA' ATTUALE
- la prima fase del dominio dell'economia sulla vita sociale aveva determinato... un'evidente degradazione dell'essere in avere. La fase presente... conduce a uno slittamento generalizzato dell'avere nell'apparire;
- nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso;
- lo spettacolo si presenta come un'enorme positività indiscutibile e inaccessibile. Esso non dice niente di più che questo, "ciò che appare è buono, ciò che  è buono appare";
- lo spettacolo è la ricostruzione materiale dell'illusione religiosa;
- lo spettacolo è il discorso ininterrotto che l'ordine presente tiene su stesso, il suo monologo elogiativo. E' l'autoritratto del potere...;
- il movimento di banalizzazione.. sotto i cangianti diversivi dello spettacolo, domina su scala mondiale la società moderna;
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SULLA MERCE COME SPETTACOLO
- la perdita della qualità... non fa che tradurre i caratteri fondamentali della produzione reale che scarta la realtà;
- l'abbondanza delle merci, vale a dire del rapporto mercantile, non può più essere che la sopravvivenza aumentata;
- lo spettacolo è il momento in cui la merce è pervenuta all'occupazione totale della vita sociale;
- lo spettacolo è una guerra dell'oppio permanente per far accettare l'identificazione dei beni alle merci e dell'appagamento alla sopravvivenza in aumento;
- il consumatore reale diviene consumatore d'illusioni. La merce è questa illusione effettivamente reale e lo spettacolo la sua manifestazione generale;
- lo spettacolo è il denaro che si guarda soltanto, perchè in esso la totalità dell'uso si è già barattata con la totalità della rappresentazione astratta. Lo spettacolo non è solo il servitore dello pseudo-uso, è già in se stesso lo pseudo-uso della vita;
- lo spettacolare diffuso accompagna l'abbondanza delle merci , lo sviluppo non perturbato del capitalismo moderno;
- delle ondate di entusiasmo per un dato prodotto, sostenuto e rilanciato da tutti i mezzi d'informazione, si propagano così a grande velocità. Uno stile d'abbigliamento nasce da un film; una rivista lancia dei club, che lanciano panoplie diverse;
- Il gadget esprime il fatto che nel momento in cui la massa delle merci scivola verso l'aberrazione, l'abberrante stesso diventa una merce speciale;

SPETTACOLO E TEMPO
- il tempo della produzione, il tempo-merce, è un'accumulazione infinita di intervalli equivalenti;
- il tempo consumabile, che ritorna verso la vita quotidiana della società, a partire da questa produzione determinata, (è) come un tempo pseudo-ciclico;
- il tempo pseudo-ciclico è quello del consumo della sopravvivenza economica moderna, la sopravvivenza aumentata;
- il tempo pseudo-ciclico consumabile è il tempo spettacolare, sia come tempo del consumo di immagini, in senso stretto, sia come immagine del consumo del tempo;
- alla realtà del tempo si è sostituita la pubblicità del tempo;

SPETTACOLO E SPAZIO (TERRITORIO)
- la produzione capitalista ha unificato lo spazio... questa unificazione è nello stesso tempo un processo estensivo e intensivo di banalizzazione... questo potere di omogeneizzazione è l'artiglieria pesante che ha abbattuto tutte le muraglie cinesi;
- il turismo si riduce fondamentalmente alla facoltà di andare  avedere ciò che è divenuto banale. L'organizzazione economica materiale della frequentazione di posti diversi è già di per se stessa la garanzia della loro equivalenza;
- l'integrazione dl sistema deve recuperare gli individui isolati in quanto individui isolati insieme: le fabbriche, come le case della cultura, i villaggi turistici come i 'grandi agglomerati' sono specificatamente organizzati ai fini di questa pseudo-collettività;
- l'esplosione delle città sulle campagne ricoperte di masse informi di residui urbane... è dettata, in modo immediato, dagli imperativi del consumo... ma l'organizzazione tecnica del consumo non è che...il processo della dissoluzione generale che ha in tal modo condotto la città a consumare se stessa;

SPETTACOLO E IDEOLOGIA
- lo spettacolo è l'ideologia per eccellenza;
- la coscienza spettatrice, prigioniera di un universo appiattito, delimitato dallo schermo dello spettacolo... non conosce più se non gli interlocutori fittizi che la intrattengono unilateralmente sulla loro merce e sulla politica della loro merce... qui si mette in scena la falsa via di un autismo generalizzato;

Accanto a queste riflessioni, Debord ne presenta altre molto interessanti che, data l'anarchia presente nel suo modo di scrivere, s'allontanano un tantino dalla disamina sullo spettacolo. Come ad esempio la parte, peraltro molto affascinante, dedicata all'interpretazione di alcuni concetti presenti nelle opere di Marx e ai successivi errori presenti nel leninismo e nella falsa rivoluzione proletaria dell'URSS (nel capitolo intitolato proletariato come soggetto e come rappresentazione). Anche le pagine interessanti sul tempo e la storia nonchè quelle sulla negazione ed il consumo nella cultura sono abbastanza svincolate dal filone principale d'analisi. Sulla cultura appare notevole la sua affermazione che: "la cultura è la sfera generale della conoscenza e delle rappresentazioni del vissuto, nella società storica divisa in classi; il che significa, in altri termini, che essa è il potere di generalizzazione esistente a parte, come divisione del lavoro intellettuale e lavoro intellettuale della divisione". Una tesi che risente della sua ammirazione per Lucaks.

Nell'altro libro, i Commentari, Debord introduce, come abbiamo già visto il criterio dello spettacolare integrato, sintesi storica degli altri precedenti. Sua caratteristica peculiare è che ormai lo spettacolo si è mischiato a ogni realtà, irradiandola. Quindi la società moderna, governata dallo spettacolare integrato, è contraddistinta dall'effetto combinato di 5 caratteristiche principali: continuo rinnovamento tecnologico, fusione economico-statale, segreto generalizzato, falso indiscutibile, eterno presente.
Per divenire sempre più pervasivo lo spettacolare integrato ha introdotto la messa al bando della storia. Con la distruzione della storia, l'avvenimento contemporaneo stesso si allontanna in una dimensione favolosa, fatta di resoconti non verificabili, statistiche incontrollabili, spiegazioni inverosimili, ragionamenti indifendibili. Per governare tutto questo c'è bisogno di un esercito di funzionari mediali, di esperti. Si arriva al paradosso che non è più possibile credere niente che non sia stato appreso per proprio conto e direttamente. Conseguenza è che si dice quello che si vuole, tanto il movimento della dimostrazione spettacolare gira su stesso.
Dovunque regni lo spettacolo, le uniche forze organizzate alla perfezione sono quelle che vogliono lo spettacolo. Si presume che lo spettatore ignori tutto e non meriti nulla, dato che guardare e non agire è la formula dello spettatore perfetto.
Arrivati a questo punto, bisogna aprire la parentesi del problema del terrorismo. Debord, che rimase in Italia durante gli anni bui del terrorismo, ha sviluppato un'interessante teoria sul terrorismo, anch'essa utile oggi. Certo, è una teoria poco ortodossa ed inizia sostenendo che la democrazia perfetta fabbrica da sè il suo inconcepibile nemico, il terrorismo, nel quale accusatori professionisti giurati (pentiti) sono uno strumento della spettacolarizzazione della giustizia.
Altra conseguenza dello spettacolare integrato è la distruzione della logica a cui si sostituisce il pensiero costruito da altri per essere consumato al posto della propria esperienza. Come sostiene Debord quando sul piano delle tecniche, l'immagine costruita e scelta da qualcun'altro diviene il rapporto principale dell'individuo col mondo, si può inserire in questo flusso qualsiasi cosa, tutto ed il contrario di tutto.
Questa cancellazione della personalità s'accompagna all'esistenza sottomessa concretamente alle norme spettacolari, senza più possibilità di conoscere esperienze autentiche. I metodi della democrazia spettacolare sono molto flessibili, rispetto ai diktat totalitari. Tuttavia, un aspetto peculiare delle società più dittatoriali viene recuperato perchè indispensabile in certi casi, quello del segreto. Le pratiche nucleari, militari o alcune civili, hanno bisogno di una dose di segreto più forte di altri settori. La nostra società è costruita sul segreto, dalle 'società schermo' che mettono al riparo da qualsiasi luce i beni concentrati dei possidenti, fino al 'segreto difesa' che copre oggi un immenso territorio di piena libertà extragiudiziaria dello Stato. C'è un numero sempre maggiore di uomini formati per agire nel segreto, istruiti ed esercitati a non far altro. La protezione del dominio procede spesso per falsi attacchi, il cui trattamento mediale farà perdere di vista la vera operazione, come nel caso proprio degli atti terroristici.

Da notare che in questo perseguire la segretezza la scienza ricopre un posto importante. Infatti essa è non solo subordinata a imperativi di redditività economica, cosa vera da sempre. Dal momento che nello spettacolare integrato ormai l'economia ha cominciato a fare apertamente guerra contro i suoi stessi soggetti, cioè le persone stesse, ebbene in questa guerra la scienza ha fatto il gran passo ed ha scelto di servire il dominio spettacolare. Prima godeva di una relativa autonomia. Nei tempi dell'economia onnipotente divenuta folle, alla scienza non si chiede più di capire il mondo o di migliorare qualcosa ma le si chiede di giustificare istantaneamente tutto ciò che si fa. Qui Debord fa degli esempi e guarda caso prende ad esempio la medicina. Un tempo la medicina moderna era riuscita ad essere utile ma oggi capitola dinanzi al fatto che difendere la salute significa opporsi all'ambiente patogeno e con ciò opporsi agli Stati e all'industria. E' quindi inutile stupirci se di fronte a questa capitolazione della scienza, rinascono le autorità di maghi, sette, ecc.
Altro strumento potente della democrazia spettacolare è la disinformazione, importata dagli Stati totalitari. Adoperata come cattivo uso della verità. Il meccanismo è basato sul fatto che ciò che si oppone alle verità ufficiali viene presentato come una disinformazione proveniente da forze ostili o rivali ed è intenzionalmente falsata. Del resto la disinformazione ormai si dispiega in un mondo in cui non c'è più posto per nessuna verifica. Con questo mezzo si è in grado di confutare istantaneamente ogni critica che le varie agenzie di organizzazione del silenzio non hanno potuto far sparire.
Del resto, nello spettacolare integrato, il falso forma il gusto e sostiene il falso, facendo sparire volontariamente la possibilità di riferimento all'autentico. Si rifà addirittura il vero, appena possibile, per farlo assomigliare al falso. Debord cita il famoso detto di Feuerbach che già notava come al suo tempo si preferisse "l'immagine alla cosa, la copia all'originale, la rappresentazione alla realtà". Così l'incertezza è organizzata dappertutto.
Termina qui questa disamina veloce dei due libri di Debord, tratta dall'edizione tascabile edita da Baldini e Castoldi, con introduzione di Carlo Freccero e Daniela Strumia. Dalla sintesi fatta, si può notare che le tesi di Debord non possiedono una sistematicità, cosa che del resto non lo interessava. Nonostante questa carenza, sono ricche di spunti e foriere di riflessioni che vanno ben oltre l'epoca in cui Debord scriveva. E' per questo che proprio questa massima, tratta da un film dello stesso Debord sul suo libro, riassume il tutto benissimo: gli spettatori non trovano quello che desiderano, desiderano quello che trovano. Questo  film  si può vedere su Youtube.