Chagall ed il Mondo sottosopra: una mostra a Roma al Museo dell'Ara Pacis


Nell'ambiente creato dall'architetto statunitense Richard Meier per contenere l'Ara Pacis (Museo dell'Ara Pacis), superba reliquia archelogica romana, si è conclusa a Roma il 27 marzo 2011 la Mostra: "Il mondo sottosopra" dedicata a Marc Chagall. Un pittore che può suscitare consensi e dissensi e magari non piacere ma che risulta molto importante per la pittura moderna, quella che ha rivoluzionato i concetti pittorici nello scorso secolo. Quindi, anche se possono essere fatte delle critiche sulla mancanza nella mostra di parecchie opere significative, è sempre un bene rendere possibile la visione al grande pubblico di opere di questi influenti artisti, data anche la ricorrenza del venticinquennale della morte di Chagall. La mostra si è avvalsa di 138 opere tra dipinti e disegni ed è stata allestita, prima di arrivare a Roma, presso il Musée national Marc Chagall di Nizza.
Il titolo della Mostra è piuttosto convincente. In un giro breve di parole, rende molto bene l'idea che sta al fondo dell'opera di Chagall. La sovversione cosciente dello spazio e del tempo nel dipinto. Per cui la logica degli oggetti e delle figure, sempre rigorosamente riconoscibili seppure a volte deformate, non segue affatto le regole della percezione visiva abituale. Come è noto, spesso le figure umane svolazzano tranquillamente nel cielo; è uno dei motivi più conosciuti e ricorrenti nei suoi quadri, mentre altri oggetti sono messi letteralmente sottosopra, proprio come dice il titolo della Mostra.
A tale proposito, tra le tante frasi di Chagall riportate nei pannelli per far meglio comprendere le sue intenzioni artistiche, colpisce questa: "Un vaso in piedi non esiste, bisogna che cada per dimostrare che sia stabile". Credo che tale frase, per quanto possa suonare bizzarra, riassuma perfettamente lo spirito della pittura di Chagall. Se vogliamo renderla più complessa, potremmo dire che le cose, il mondo fisico delle cose, tende inevitabilmente al disordine e che solo quando questo è evidente, allora ci accorgiamo quanto l'ordine sia precario e sostanzialmente temporaneo. Ovvero l'entropia, intesa come irreversibile tensione al disordine. Per questo nei quadri di Chagall s'introduce volutamente il disordine e sembra quasi che le sue opere abbiano gli elementi compositivi affastellati alla rinfusa, con il solo scopo di riempire la tela ma senza una logica, se non un lontano simbolismo. Surrealismo allora? Se vogliamo intendere l'onirico come il principale referente dello spettatore davanti ad un quadro di Chagall, direi di si. E' fuori di dubbio che molte delle sue tele sembrano visioni d'un sogno dove, è noto, le cose non sono precisamente come nella realtà e accadono cose che sfidano la logica percettiva che si ha da svegli. In questo, forse, Chagall è maestro. Tuttavia Chagall è, a mio avviso, meno rigoroso verso questo approccio surrealista di altri pittori, primo fra tutti Magritte. I suoi quadri sono piuttosto un'esplosione di colori vivissimi e questi rappresentano una chiave di lettura estetica non di poco conto. Lo spettatore è forse attratto prima dai colori che da ciò che risulta descritto nel quadro. A volte dominano, almeno nella prima impressione. Suonano, quasi. Danno la sveglia. Blu intensi, gialli, rossi ed anche il bianco spara nei suoi quadri.
Per cui Chagall è un pittore sicuramente innovativo nella scena del Novecento ma non è facilmente catalogabile in una corrente pittorica precisa. Inoltre, manterrà sempre connotati abbastanza uniformi nei suoi lavori, tanto che appartiene a quella genia di artisti per i quali è facile l'identificazione, una volta messi davanti ad una loro opera. Come se Chagall avesse piena consapevolezza di essere un protagonista e che la sua pittura fosse unica. Il che fa la differenza tra i grandi artisti e gli altri.
Girando nella Mostra sono rimasto colpito particolarmente dal quadro che è stato preso, non a caso, a raffigurare il logo della Mostra stessa: "L'uomo con la testa rovesciata" (1919).

Chagall Uomo con testa rovesciata
Chagall Uomo con testa rovesciata

 

 

Sintetizza, nella sua eleganza formale, il credo dell'artista in un universo che va visto con una prospettiva diversa dal solito, come se uno rovesciasse la propria testa, appunto.

Inoltre "L'uomo-gallo sopra Vitebsk" (1925) porta all'esasperazione il motivo chagalliano delle figure svolazzanti in cielo. Il bianco della neve è formidabile e rende bene l'idea di come questo colore si vivacizzi nelle sue tele.

Chagall Uomo gallo
Chagall Uomo gallo

 

Nel successivo "Mostro di Notre Dame" (1953) notiamo due cose. Primo, nonostante sia passato un trentennio dall'Uomo-gallo, Chagall resta fedele al suo modo di dipingere, compresa la coppia che vola nel cielo. Secondo, lo spettatore vede prima il colore e poi tutto il resto. Ciò che colpisce è l'intensità del blu e la sua assoluta forza monocromatica, appena superata dalle linee nere di contorno delle figure.

Chagall mostro di Notredame
Chagall mostro di Notredame


Più rilassanti le opere dedicate alla città di Nizza, città prediletta da molti artistii e che diviene spesso soggetto dei loro quadri. Qui i colori sono decisamente più tenui. Siamo nel 1967 e la litografia dedicata all'Avenue  de la Victoire della serie su Nizza e la Costa azzurra rappresenta molto bene questo passaggio della sua creatività:

Chagall Avenue de la Victoire
Chagall Avenue de la Victoire

Con l'opera "Barca blu al sole" (1951) siamo quasi ad un compendio del tutto. Ci sono i colori vivacissimi, il solito blu cobalto, la barca a vela volutamente disegnata come potrebbe farlo un dilettante o un bambino delle elementari, la testa messa non a caso sottosopra, due figure sconcertanti in basso colorate d'un improbabile rosso e un Crocefisso accennato tra il sole e la barca. Insomma, una tela zeppa di simbolismo allo stato puro con l'aggiunta sapiente del colore a condire la scena.

Chagall Barca blu al sole
Chagall Barca blu al sole

 

Si arriva, infine, alla parete dove spicca il trittico "Resistenza-Resurrezione-Liberazione" (dipinti tra il 1937 ed il 1948 e conservati a Parigi al Centro Pompidou).

Chagall resistenza
Chagall resistenza
Chagall Resurrezione
Chagall Resurrezione
Chagall Liberazione
Chagall Liberazione

 

Bisogna soffermarsi per forza. L'impatto visivo è veramente forte, data anche la considerevole dimensione delle opere. E' un lavoto fondamentale nella storia della pittura del Novecento. Con un deciso e accorato riferimento agli orrori della guerra e dello sterminio, l'opera rappresenta uno dei tentativi più riusciti di riassumere sul piano artistico pittorico questi tragici eventi del XX secolo, analogamente ad opere come Guernica di Picasso. Anche la genesi dell'opera discende dal voluto riferimento alle traversie dell'umanità in guerra, dato che originariamente unica fu "tagliata" in 3 pezzi dall'autore proprio a significare le sofferenze del popolo ebraico, di cui Chagall faceva parte. Una descrizione più accurata dell'opera e del suo significato la potete leggere QUI.

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