Una mostra a Roma su Edward Hopper alla Fondazione Roma Museo

 

A Roma, presso la Fondazione Roma Museo (già Museo di Via del Corso), si è tenuta, tra febbraio e giugno 2010, un'interessante mostra sull'artista americano Edward Hopper. L'artista statunitense è stato uno dei massimi rappresentanti della scuola del realismo americano. Il realismo, in pittura, è una corrente che ha attraversato i secoli ed ha una lunga storia. Basti pensare che uno dei massimi pittori di sempre ben conosciuto, cioè Caravaggio, deve molta della sua fama al cosiddetto realismo dei suoi quadri.

Hopper è stato un'artista poliedrico. Ha lavorato con molte tecniche, dall'acquarello, all'olio, alle litografie, all'acquaforte. Uno dei pregi di questa mostra è proprio quello di mettere in mostra il percorso formativo del pittore e vedere, attraverso l'abbondanza di disegni ed altro, quanta opera di preparazione e di formazione si celi dietro a quest'artista che manifesta tratti di professionalità elevati.

La mostra è stata curata in collaborazione con il Whitney Museum of Art (da cui provengono la maggior parte delle opere) e la Fondation de l'Hermitage di Losanna. Le opere sono state in mostra anche a Milano. Il coordinamento scientifico è stato fatto da Carol Troyen ed è possibile ascoltare una sua intervista sull'allestimento della mostra.

Forse, come ho visto scritto nel registro dei visitatori, mancano effettivamente le opere tra le più famose dell'artista. In compenso, la mostra è in grado di fornire una documentazione seria e ragionata del percorso stilistico di Hopper.

Percorso che vede nel periodo del soggiorno parigino la scoperta della luce, quella discriminante che lo porterà a dipingere sia paesaggi che ambienti in uno stile molto personale, facilmente distinguibile. I quadri sono esposti con la solita logica della luce direzionale in ambienti accoglienti. Il consiglio è comunque di osservarli ad una distanza minima di 2,5-3 metri (tranne i più piccoli ovviamente) per cogliere appieno le sfumature del suo modo di dipingere. Di seguito elencherò alcuni dei quadri che più mi hanno colpito.

Sul periodo parigino cominciamo con Bridge in Paris, dove  colpisce la macchia rossa tonda che vivacizza un quadro che è già la quintessenza degli ambienti dipinti da Hopper. Ovvero, ambienti spesso anonimi o comunque privi di un fascino particolare, almeno ad un occhio profano.

Del resto, come lui stesso diceva, “se potessi esprimere con le parole quello che dipingo, non dipingerei”.

Ciò non vuol dire che Hopper non si sia cimentato con ambienti più tradizionali. Ed infatti ne è testimonianza il quadro Notre Dame de Paris (pù tradizionale di così...). Mentre con il quadro Le Quai des Grands Augustins torniamo a scorci caratteristici ma non di luoghi famosi. L'inquadratura è fotografica. Il colore è splendido, giocato sul cromatismo dei gialli pallidi ed un cielo insolitamente azzurro-grigio. Ma il capolavoro, per me, del periodo parigino è il quadro Le Bistrot (o Wine Bar). Un quadro che, avendone le possibilità, vorrei averlo appeso ad una parete.

Anche qui l'inquadratura è fotografica. La scena è circoscritta a destra, zona più scura mentre il resto è paesaggio. Bianco della strada più il bianco di un ponte, l'azzurro di acqua che scorre e azzurro del cielo ma i protagonisti sono quattro cipressi simmetrici (2 più alti al centro e 2 meno alti ai lati) e piegati dal vento a dare movimento al quadro. Non so se questa scena sia vera (dovrebbe, data la sua fama di pittore realista). So solo che è molto accattivante. Tanto di cappello!

Certo, siamo nei primi anni del secolo. Anni, a Parigi, pieni di fermenti e d'avanguardie, mentre la pittura di Hopper può sembrare abbastanza tradizionale. Bisogna rendersi conto, però, che il nostro ha una sua strada in testa e l'influenze, pur accettate, non lo porteranno mai ad abbracciare apertamente le avanguardie del novecento.

Come abbiamo detto, la luce sarà sempre dominante nei suoi quadri. Una luce quasi accecante, forse improbabile. Sembra luce del tramonto o forse ancor di più la luce dell'alba, in genere meno conosciuta, eppure affascinante. Comunque sia, l'accoppiata natura e costruzioni sarà sempre dominata dalla luce, mentre gli ambienti interni saranno dipinti spesso con più cupezza, fornita dall'uso più massiccio dei colori scuri. Di questi ambienti cito Sheridan Theatre, dove è evidente tutto questo. A ben vedere, la luce viene sempre recuperata attraverso quella artificiale delle lampade. Hopper è maestro del bianco e nero. Alcuni suoi dipinti ad olio saranno fatti solo usando il grigio ed il nero. Nella mostra ce ne sono alcuni che testimoniano questa caratteristica direi piuttosto rara in altri pittori. Splendidi esempi sono quelli dedicati al mondo notturno come Night Shadows, un titolo che è tutto un programma. Qui, oltre l'omaggio all'ambiente notturno è notevole l'angolo di visuale fornito, dall'alto, come se ci si affacciasse ad una finestra.

Ancora sul genere ma in un interno, East side interior.

Altre volte, gli interni di una stanza sono inondati dalla luce, come nel famoso Morning Sun, quadro che nella mostra viene accompagnato da un pregevole schizzo in cui Hopper segna in modo dettagliato i colori che andranno applicati alla figura nel quadro.

La predilezione di Hopper per particolari ambientali spesso insignificanti è ben documentata da un quadro: Stairway. Il quadro non è affatto banale, pur rappresentando una scala ed una porta aperta. Infatti è incredibile la sensazione di movimento che Hopper riesce a dare, pur in un contesto statico e fatto di elementi ordinari; si ha quasi la sensazione che siamo noi a scendere i gradini ed andare verso la porta aperta. Come se avessimo una videocamera e riprendessimo la scena!

L'immagine femminile è un altro capitolo della pittura di Hopper. Ha ritratto anche nudi. L'immagine femminile prevalente non è quella di un erotismo raffinato, quanto piuttosto di una certa crudezza, in sintonia con la sua fede realista. Corpi difficilmente accattivanti ma sinceri. Come in Reclining nude, veramente singolare e magnifico nella sua semplicità. Forse l'ideale artistico femminile di Hopper (un misto di misoginismo ed erotismo delle forme) è ben visibile nell'opera Girlie show.

Tra le tecniche adottate da Hopper, spicca l'acquerello. A tale proposito nella mostra mi ha colpito il quadro fatto con questa tecnica Cars and Rocks. L'inquadratura non è per niente banale, dal basso verso l'alto e l'effetto della macchia scura delle auto sul resto tendente all'azzurro (un colore che ben si adatta all'acquerello) è straordinaria.

Arriviamo poi ai quadri dedicati ai paesaggi, sempre accompagnati da riferimenti costruttivi (case, capanne, costruzioni, ecc.). Qui lo sviluppo del colore in Hopper diviene caratteristico, con tagli di luce che esaltano il tutto, quasi rendendo irreale la scena. Alcune volte alla scena si aggiunge una figura umana, come nel caso dello splendido Summertime che non ha bisogno di commenti. Oppure, usando sempre una figura umana sulla soglia di una casa, in Carolina morning. Da notare due cose: la prima che, sebbene i quadri possano risultare statici a prima vista, in realtà hanno dentro il senso dell'azione. Infatti, guardandoli, abbiamo la sensazione che quella figura presto si muoverà e farà senz'altro qualcosa. La seconda cosa, è che la luce forte che inonda i quadri di Hopper abbia la provenienza dei toni di colore dell'alba piuttosto che quelli più usati del tramonto (infatti la dicitura “morning” parla chiaro).

Di questi soggetti, fa parte il quadro che è stato scelto come logo della mostra stessa: Second story sunlight. Anche qui si vede una casa ed un balcone con due presenze umane. Quadro costruito sapientemente in un equilibrio degli elementi compositivi, compreso il verde della collina dietro la casa.

Poi seguono i dipinti nei quali è protagonista la natura più una costruzione ma niente presenze umane. Qui c'è l'imbarazzo della scelta. Come Cobb's Barns, South Truro. Truro è una piccola cittadina dove abitò il pittore. O, ancora a Truro, il quadro Hills - South Truro. E' interessante mettere a confronto paesaggi simili con altri, dipinti alcuni decenni prima, come il bel Blackwell's Island. Si vede chiaramente l'evoluzione ma anche la continuità del modo di dipingere in Hopper.

Per finire, cito la ricostruzione fatta di un famoso dipinto di Hopper in dimensioni reali e tridimensionali situato in una sala proprio all'inizio proprio della mostra, a cura del team Master Idea. Si tratta del celebre quadro Nighthawks, una scena notturna di vita quotidiana, quasi anonima. Entrando nella ricostruzione è' come camminare dentro al quadro e toccare con mano i protagonisti.

Hopper è un pittore che ha avuto certamente successo. Lo testimonia il fatto che è possibile vedere a Roma alcune sue opere esposte in locali accessibili al pubblico.. Qui è possibile consultare l'elenco di dove si trovano quadri di Hopper a Roma.