Il Film "The social network": la storia di Facebook e del suo creatore Zuckerberg

 

Il film ha praticamente inizio con una scena che già dice tutto. Zuckerberg, dopo una delusione d'amore, si chiude in camera ad Harvard e smanetta al computer per entrare nei server dell'Università e tirare su un'idea che piano piano poi prenderà corpo, mentre gli studenti fighi fanno una festa con le matricole donne a base di alcool e spogliarelli. I commenti al film degli spettatori italiani (presunti anche giovani) mi hanno però alquanto sconcertato. Infatti molti non hanno capito una cosa fondamentale del film. Cioè che il film racconta in modo piuttosto asciutto e valido, data la qualità del regista David Fincher, un mondo da cui provengono praticamente quasi tutte le cose che usiamo nel momento che ci sediamo di fronte ad uno schermo di computer. Ovvero il mondo delle Università americane, con particolare riferimento agli studenti genialoidi e, come si dice in gergo "Nerd". Basta seguire attentamente il film e i dialoghi per non farsi fuorviare troppo da dietrologie sentimentali o eccessivamente politiche. Discutere dell'impatto socialie sì, dato che  queste tecnologie hanno un peso rilevante nell'ambito delle comunicazioni sociali.
Infatti, come è chiamato Zuckerberg dai suoi stessi compagni all'Università? "Nerd". Basta leggersi allora il significato della parola Nerd, che non vuole dire "secchione" come molti credono, per rendersi conto, insieme all'altra fondamentale parola usata per distinguerlo e cioè "Hacker", come Zuckerberg sia in effetti un tipico rappresentante di questa genia, quasi un prototipo. Anzi, se sorpresa c'è stata è che non immaginavo quanta filosofia "hacker" ci fosse nel creatore di Facebook. La scena chiave per comprendere questo è il colloquio con i due rampolli benestanti e atletici che gli propongono un progetto di sito vagamente analogo al suo e chiedono collaborazione. Alla domanda se al Liceo avesse già prodotto qualcosa, lui risponde che ha sviluppato un software per catalogare i files musicali in base ai gusti. Il collega gli domanda se qualche società di software si fosse interessata e lui dice si.... la Microsoft. Quindi, il collega ne deduce che ha già fatto qualche soldino e lui candido ammette di no perchè ha messo il software gratis in rete. Quello dice " e... perche?" E lui risponde solo con un'alzatina di spalle un "boh!" gestuale ma carico di significati. Ecco, qui c'è la chiave per capire il mondo di Zuckerberg che è ovviamnente fatto anche di contraddizioni e di zone grigie ma così è la vita. Certamente ci sono stati hackers più puri e lineari di Zuckerberg, pensiamo a Stalmann (anche lui studente ad Harvard) o a Wozniak (praticamente autodidatta ma lui vero inventore del computer Apple, non Jobs) ma Zuckerberg e la sua storia non è altro che una storia di un hacker.  
Qualcuno infatti, legato a criteri tutti nostrani nel giudicare il prossimo, l'ha visto come un personaggio bieco, quando invece è proprio l'amico Eduardo Saverin ad essere il più banale, ancorato ai concetti puramente economici di Facebook. E' lui che vuole anteporre lo scopo economico subito a quello tecnico-ludico, proponendo i banner pubblicitari che non piacciono a Zuckerberg. Non a caso la sua figura non può essere che perdente nei confronti di Zuckerberg, quando incontrano Sean Parker (co-creatore di Napster) e che diverrà il protagonista-ombra dello sviluppo di Facebook. Per forza che  Zuckerberg è più attratto da lui, non potrebbe essere altrimenti. Il concetto è: soldi si ma attraverso l'iniziativa con un pizzico di geniale creatività ed il gusto dell'applicazione al lavoro come primaria fonte di soddisfazione. Gustose, a tal proposito, le scene dei ragazzotti ipnotizzati a scrivere codice e che non si devono disturbare.

Se ci sono velati riferimenti nel film sono da intendersi più nella contrapposizione netta tra le scene, piuttosto noiose e formali, degli incontri legali per discutere dei diritti di proprietà e simili con le scene frenetiche dell'attività creativa nello sviluppare Facebook. La differenza è lampante. Esemplare infatti la figura dell'avvocatessa che è attratta dalla personalità alquanto bizzarra ed informale di Zuckerberg e nel suo dialogo finale lo mette in guardia facendogli presente come la realtà si divida in due campi: quello del fare e quello delle norme. Le due cose possono ed anzi sono alquanto distanti, nel senso che con le norme e le regole è sempre possibile travisare la realtà stessa e ribaltarla a proprio piacimento (lei dirà più o meno: "... posso far credere ad una giuria qualsiasi cosa...") Il che, francamente, non è molto esaltante.
Se un senso più profondo va dato al film è dunque risalente a questo scontro. Da una parte una società che va avanti a colpi di carte e incontri in tribunale per rivendicare diritti più o meno ritenuti giusti, sperando di ricavarne danaro solo per sè stessi. Dall'altra una fetta, circoscritta in ambiti ben definiti di alcune attività umane, che ancora ha sprazzi di creatività, sviluppa comunque qualcosa che trova il favore della gente e contribuisce, bene o male, all'utilità generale, facendo certamente anche i soldi (e magari molti) ma non solo....  Voi chi preferite? 

Infine, molte opinioni degli spettatori italiani sul film fanno presente, giustamente come sia quasi impossibile, per un giovane, avere in Italia una storia simile a quella di Zuckerberg, successo incluso. Per forza, dato che da noi tutto propende allo stile norma e intrallazzo! Direi anzi che il film deve, almeno qui da noi, essere visto con un occhio a quest'aspetto e farci rendere conto, ancora una volta, di quanto provincialismo sia impregnato il Bel Paese. In effetti,  l'unico esempio italiano che  mi sovviene e può avvicinarsi alle vicende del film è quello di Massimo Fubini e delle sua cretaura ContactLab. Comunque, vedere il film e poi accendere il telegiornale per assistere al teatrino della crisi politica di questo periodo fa tristezza infinita, dato il confronto inevitabile.

Permettetemi una piccola chicca. Scena finale, Zuckerberg rimane solo con il suo portatile e accede a Facebook per chiedere l'amicizia della sua antica fiamma. Ma cosa si vede accanto al browser aperto su Facebook? Un terminale aperto anch'esso con un prompt e una scritta httpd.conf.... a buon intenditor poche parole! Voto: ****

Ecco il Trailer: