Il film Sol dell'Avvenire di Nanni Moretti

 

Regista spigoloso a dir poco Nanni Moretti. In genere suscita o consensi entusiasti o commenti non proprio positivi sulle sue opere cinematografiche. Quest'ultimo film è stato favorevolmente accolto dalla critica ma a livello degli spettatori sembra che la dicotomia tra i giudizi sia rimasta. Diciamo che il film è un equilibrio tra estetica (relativa al narrare cinematografico) e contenuti cari all'autore, che sono come si sa fortemente ancorati alla sua 'militanza' di sinistra. Moretti incarna l'intellettuale 'borghese' impegnato per antonamasia e nel senso più valido del termine. Non a caso in ogni suo film c'è almeno una scena girata nel quartiere Prati o Mazzini, fin dai tempi degli esordi. La trama ha evidenti riferimenti al genere del 'metacinema' dove, per stare ad una definizione classica del genere, esso fa riferimento, più o meno esplicitamente e in modo diretto o metaforico, al cinema stesso. Per far capire, bastano esempi illustri: 'Fellini 8 e 1/2', 'Nuovo cinema Paradiso' per il cinema italiano. Per il francese 'Passion' di Godard, per quello americano la 'Rosa purperea del Cairo' di Allen e così via... Ma a dire la verità già Moretti aveva affrontato il genere in un film del 1981, poco citato invero: si tratta del suo film 'Sogni d'oro'. Quel film era una critica all’industria cinematografica che tendeva ad 'alleggerire' i temi seri, mentre il protagonista a sua volta viveva un blocco creativo che gli impediva di finire un suo film. Quindi una chiara assonanza con i temi del film di adesso. Questa volta però affrontati e direi aggiornati alle nuove realtà di inizio millennio. E da lì le esilaranti scene come quelle relative all'incontro con Netflix (...190 paesi!!) o la sparata surreale sul set di un un film tutto 'azione e violenza'. Le citazioni cinematografiche sono esplicitamente dichiarate verbalmente o visivamente durante tutto il film. Una particolare menzione per la colonna sonora d'accompagnamento che stavolta si sente ancora più legata ai gusti personali del regista, tanto che negli anni d'oro si sarebbe considerata una vera e propria 'compilation'. 

 Ma adesso veniamo all'aspetto 'politico' del film. Non poteva mancare, ovviamente. Il regista sta girando un film sulla rivoluzione ungherese del '56 e sull'immancabile repressione sovietica. Non in Ungheria ma in una sezione del PCI del Quarticciolo a Roma, con annessi e connessi di delusioni e diatribe a dir poco aspre tra militanti sul giudizio da dare all'intervento sovietico. La vicenda di base del film 'finto', cioè quello sotteso, non poteva essere più politica di così. Sappiamo che l'argomento è già stato ampiamente dibattuto in sede storica ma Moretti sfugge abilmente a considerazioni solo documentarie, a parte la scena inquietante dei carri armati e dei morti in strada nei reportage televisivi dell'epoca. Infatti il tutto viene sublimato in una sorta di sogno ad occhi aperti che è condensato nella frase da lui stessa detta: "La storia non si fa con i se ma io voglio farla con i sé”. Un salto logico paradossale ma efficace, se trasposto sul piano meramente artistico. La 'scelta' di Moretti fa pensare alla distinzione tra ideologia e utopia del grande sociologo della conoscenza Mannheim. In che senso? Nel senso che, semplificando di molto, Mannheim considera l'ideologia la somma dei "fattori inconsci di certi gruppi (che) nascondono lo stato reale della società a sé e agli altri e pertanto esercitano su di esso una funzione conservatrice" mentre l'utopia non si occupa affatto di ciò che realmente esiste e quindi finisce con il trascurare alcuni aspetti della realtà ai fini del suo mutamento. A questo punto è chiaro come il film possa essere letto su due piani: uno è quello dell'ideologia, rappresentata da Moretti nelle scene delle vicende reali e quotidiane, mentre l'utopia esce prepotente allo scoperto con l'affermazione che la storia si fa con i se, altrochè. Cioè non nascondere la realtà, proprio negarla ai fini di sovvertirla. Da qui la scena finale che è in effetti utopia pura ma proprio per questo non disturba, viene perdonata perchè, in fondo, sappiamo che se non è proprio così sarebbe meglio se lo fosse...

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