Mondrian: la mostra Armonia perfetta al Vittoriano di Roma

 

Piet Mondrian  fa parte dell'Olimpo dei pittori olandesi, come Rembrandt, Vermeer e Van Gogh. E' un'artista tipico delle avanguardie del XX secolo ma che affonda le radici nelle esperienze pittoriche della fine Ottocento. I suoi quadri più famosi, quelli astratti, sono riconoscibili da chiunque e fanno parte dell'immaginario collettivo. Tuttavia Mondrian non è solo astrattismo. Questo è il suo punto d'arrivo, ottenuto con un percorso-modello di capacità esplorative e di continua metamorfosi, tipica dei grandi artisti. E' anche vero che trovata la sua strada, mantenne nelle sue opere un rigoroso riferimento ai canoni che lui stesso s'era dato. Ai limiti della riproduzione, qualche critico ha sostenuto. Però la continua innovazione pittorica di Mondrian fino all'astrattismo è talmente ricercata e voluta che è comprensibile poi l'adagiarsi sui risultati da lui stesso considerati finali, d'arrivo.
Questo lungo percorso creativo è ben rappresentato nella mostra a lui dedicata presso il Museo Vittoriano di Roma, aperta fino a gennaio 2012. La mostra si è servita di molti quadri provenienti dal Gemeente Museum  della città olandese Aja. Anzi, il pregio della mostra è proprio quello di esporre parecchi quadri precedenti al periodo astratto, rendendo fruibile un Mondrian diverso, con alcune opere non astratte veramente molto belle. Inoltre, la mostra è accompagnata da una pregevole sintesi didattica sugli elementi e le tecniche artistiche più usate da Mondrian, intese ad accompagnare il visitatore nella comprensione dell'arte di Mondrian e di quella moderna e contemporanea in genere. Ci si riferisce, in particolare, a quanto esposto nella saletta a sinistra, prima dell'ingresso della mostra vero e proprio. Su alcuni tabelloni sono concisamente ma esaurientemente descritti gli elementi pittorici usati coma la linea (stabilità), la retta verticale (tensione), la linea obliqua (instabilità), oppure i colori nelle gradazioni cromatiche secondo rapporti (teoria cromatica di Goethe) od ancora i riferimenti al peso visivo, alla simmetria (ordine) ed altro. Consigliabile quindi vedere questi pannelli prima di entrare nella sale della mostra e tenerli a mente perchè saranno utili anche in altre occasioni.
Si diceva del Mondrian prima dell'astrattismo. Praticamente, Mondrian cavalcò se non tutte, molte delle correnti delle arti visive fine XIX ed inizio XX secolo. In particolare luminismo (pointillisme) e cubismo.
Sulla prima parete a destra siamo subito colpiti da quadri di piccola dimensione ed ancora in piena vena figurativa. Come la Casa colonica con corda del bucato (1897), dove il bianco dei panni stesi è la chiave della scena. Ancora, la Notte d'estate (1906) di nove anni più tardi, tutta resa con colori smorzati e accesa dalla palla della Luna a sinistra.

Mondrian notte estiva
Mondrian notte estiva

Di quell'anno è il bel quadro Avond con tecnica a carboncino, pastello ed acquerello. Anche qui la luce proviene tutta da sinistra in una sapiente leggera gradazione dei toni cromatici pur in un contesto quasi uniforme.

Mondrian Avond
Mondrian Avond

Seguono del 1907 e 1908 dei Mulini, immancabili soggetti per un olandese!

Mondrian il mulino
Mondrian il mulino

Ancora momenti classici nella figura femminile della Passiebloem (1908), dove però c'è qualcosa di inquietante pur nell'apparente innocenza del soggetto.

Mondrian Passiebloem
Mondrian Passiebloem

Ma dello stesso anno spicca già un quadro che stacca verso nuove frontiere: il Faro di WestKapelle. Un monolito di vividi colori dove la linea verticale, completamente isolata, dà il senso di tensione al tutto.

Mondrian Faro a Westkapelle
Mondrian Faro a Westkapelle

Le pennellate sono ormai diverse e lo si vede sempre nel quadro Metamorfosi (1908), dove i colori ormai più vivaci si amalgamano in un contorno incerto ed anche un pò misterioso, nonostante si tratti solo della rappresentazione di un fiore.

Mondrian metamorfosi (crisantemo)
Mondrian metamorfosi (crisantemo)

Si gira l'angolo della sala e appare un quadro straordinario del 1911: Duinlandschap (dune), grande e monocromatico, giocato  tutto su intensi blu. La linea dell'orizzonte come senso di stabilità ed un sapiente uso prospettico delle chiazze scure per dare profondità all'immagine.

Mondrian duilandschap (dune)
Mondrian duilandschap (dune)

Dello stesso anno molti studi in pastello e carboncino dedicato all'albero come figura-chiave.

Mondrian albero (schizzo)
Mondrian albero (schizzo)

Nel 1913 il Tableau n. 4. Siamo nell'esperienza cubista ma rivisitata con un tocco molto personale da Mondrian, dove gli elementi caratteristici della sua maturità cominciano ad emergere, in primis la voglia dei dare ritmo attraverso colore e forma geometrica. Notare, tra l'altro, che scompaiono nei titoli delle opere riferimenti ad un qualsivoglia oggetto: la realtà delle cose come noi le vediamo comunemente non è più il campo d'azione della pittura.

Mondrian Tableau 4
Mondrian Tableau 4

Infatti, ad appena un anno di distanza, segue il quadro Composizione in Campo ovale che ce lo fa capire, riprendendo gli stessi elementi e rielaborandoli con un'accentuazione di quelli astratti e contemporaneamente schiarendo i toni cromatici con colori più allegri e briosi, soprattutto dati dall'uso dell'azzurro.

Mondrian composizione ovale
Mondrian composizione ovale

Da ora in poi la strada è segnata. Composizione con griglia 8 del 1919 non lascia dubbi. Solo scacchi riccamente colorati che s'inseguono e tutti perfettamente simmetrici.

Mondrian composizione griglia
Mondrian composizione griglia

Nel 1921 la piena consapevolezza dell'astrattismo geometrico con la Composizione con grande piano rosso, giallo, nero, grigio e blu. Bisogna fermarsi e osservare attentamente perchè da ora in poi la ripetizione quasi ossessiva degli stessi elementi pittorici presenti in questo quadro sarà una costante. Anzi, questo quadro rappresenta esattamente Mondrian così come conosciuto dal grande pubblico. E' un quadro astratto per definizione e a noi interessa scoprire una cosa essenziale: viene abbandonato qualsiasi tentativo di prospettiva, ovvero di dare su una superficie bidimensionale (come è la tela di un quadro) il senso tridimensionale, tipico della realtà che ci circonda. La tela è a due superfici (larghezza e altezza) e la pittura deve essere bidimensionale, nient'altro. Però le proporzioni restano, anche perchè, nonostante i critici non tutti siano d'accordo, Mondrian non disdegna in questo quadro un uso consapevole della sezione aurea. Il miracolo della composizione è dato dal fatto che pur non rappresentando nulla, se non pure linee geometriche, soddisfa comunque il nostro senso di equilibrio, creando quasi un atteggiamento di rilassamento mentale e tutto ciò nonostante l'uso vivace dei colori. I colori, infatti, saranno sempre più i colori base (giallo, rosso, nero e bianco) e mai mescolati tra loro. Una semplificazione cromatica che stimola quasi un ritorno a sensazioni infantili e quindi gradevoli.

Mondrian composizione con grande piano rosso, giallo, nero, grigio e blu
Mondrian composizione con grande piano rosso, giallo, nero, grigio e blu

Dopo questo immane sforzo innovativo, d'ora in poi saranno variazioni sul tema, anche se importanti. Basta vedere un'opera di 15 anni dopo (1936): Composizione n. 12 con blu. Ancora meno colori, solo linee nere su sfondo bianco ma una macchia quadrata blu. Siamo arrivati all'essenza pura della pittura di Mondrian e dell'astrattismo.

Mondrian composizione 12
Mondrian composizione 12

A dire il vero, Mondrian, con l'esilio volontario americano, elaborerà (termine ormai più adatto che dipingere) alcuni capolavori che parzialmente ma significativamente un pochino si discosteranno da questa strada: come Broadway boogie-woogie (1942) e l'incompiuta Victory Boogie-woogie (1944), entrambi non presenti alla mostra.
Insomma, Mondrian è figura molto importante nella storia delle arti figurative. Tanto che lo stesso Gombrich   ha dedicato alle sue opere parecchia attenzione nel suo fondamentale e complesso libro Arte e illusione.
Perciò la mostra di Mondrian appare quanto mai utile per affrontare tematiche tipiche non solo della pittura moderna e contemporanea ma delle arti visive in genere.