l Museo MAXXI e le opere esposte nel corso del 2014

 

Attenzione: Le opere esposte al Museo cambiano periodicamente. Per leggere la descrizione delle opere esposte in altri anni,  cercare nel sito scivendo la query: "maxxi e <anno>"  dove gli anni validi sono dal 2010 al 2016.

 

Cominciamo con gli spazi esterni. C'erano una serie di interessanti installazioni.  La prima venendo dall'ingresso era la struttura di Marinella Senatore intitolata The School of narrative dance. Fatta sostanzialmente di sabbia, forniva una specie di set ideale per essere usata per una serie di attività come la danza. Seguivano due installazioni dello Studio Costa progettazioni (Renzo Costa architetto). Si trattava di due sfere giganti visitabili all'interno dove erano proiettati dei video sulla condizione femminile nel mondo. In fondo, la struttura vincitrice dello Yap MAXXI 2014 intitolata 8 1/2 di Ammendola, Grant, Cano, Manfra, Asli, Pantaleoni, Ragazzo. La struttura era una parete in legno alta 8 metri con 312 sfere di plastica riciclata, illuminabili. Serviva per ospitare eventi. Accattivante e interessante.

Appena entrati nella zona museale colpiva una gigantesca opera (collezione permanente) di Anish Kapor intitolata Widow (2004). Sembra uno stetoscopio dei vecchi tempi dal significato inquietante, che coinvolge visivamente e non solo lo spettatore.  

Subito dopo si era attratti dalla colorata Mostra dedicata a Gaetano Pesce dal titolo Il tempo della diversitá, ricca di multiformi opere di design, architetture, performance. La mostra era organizzata su 7 percorsi segnati da parole-chiave secondo gli aspetti tematici. Molte le opere di natura interattiva. Suggestiva, era piena di oggetti convenzionali (sedie, poltrone, lumi, bigiotteria ecc.) rivisitati in modo bizzarro che attiravano effettivamente l'attenzione del visitatore. Meritava. In particolare, nella Stanza tempo/ghiaccio c'era una massa ghiacciata che si scioglieva goccia a goccia ed il cui rumore era amplificato. Era sinceramente la mostra più interessante presente al momento della visita.

In fondo, si proseguiva con una Mostra Strutture romane che testimoniava attraverso l'esposizione di progetti, foto, ecc. gli interventi degli architetti ed ingegneri del novecento (Montuori, Musmeci, Nervi), un assaggio dei potenziali contenuti presenti nel Centro Archivi del MAXXI Architettura.

Salendo, prima della Galleria 2, una stanza buia ospitava fino ai primi di ottobre Geografie italiane: un impianto audiovisivo dedicato ai percorsi di architettura contemporanea. Interessante lo scorrere dei video che attrae subito l'attenzione. La mostra era un percorso concettuale attraverso l'architettura italiana della seconda parte del secolo scorso.

Alla Galleria 2 trovavamo pareti dedicate a varie tematiche: il corpo in azione, miracoli d'infrastrutture, oltre la prigione, la cittá tra ordine e caos ecc. Da segnalare una cella con sbarre, dove, una volta entrati, un gioco di specchi moltiplicava l'immagine all'infinito, nonchè due sedie tamburo appoggiate al muro dell'artista Chen Zen del 1998. Da segnalare la presenza di una delle tante belle sculture bronzee di donna di Thomas Schutte, Bronzefrau del 2002. Proseguendo nella sala colpiva una strana scultura in resina nera di F. Roche intitolata Weeping prototype, un concept building definito 'malinconia di un frammento che trasuda i propri umori'. A seguire una sala intitolata il teatro del mondo con un'opera di Ilya e Emilia Kabakov Where is your place? Anno 2003: un misto di ricostruzione di una sala museale con strani oggetti, comprese due enormi gambe con scarpe.... Altra stanza titolata stanza del genio con opere di Aldo Rossi. Poi stanza dedicata a Nature, materia in movimento con foto di opere architettoniche messe in modo da creare strani effetti visivi camminando.  

La Galleria 3 era dedicata complessivamente a Non basta ricordare ed era a sua volta suddivisa in varie sottosezioni. Da segnalare co-abitare dedicata alla tematica di eventuali soluzioni per i problemi della convivenza ed il degrado nelle grandi cittá. Si trattava di una serie di video e documenti che mostravano alcuni esempi di riqualificazione, in riferimento a Mario Fiorentino. Di particolare interesse il video di Carsten Nicolai con musica intitolato Future past perfect. Inoltre foto di Letizia Battaglia su Palermo. Oltre, una sala intitolata La veritá a giudizio in riferimento a questa tematica nell'ambito architettonico. Spiccava però una gigantesca installazione in carta sagomata, ricca di figure nella forma di silhouette intitolata The emancipation approximation (1999) di Kara Walker ed ispirata la periodo della schiavitù negli Stati Uniti e già esposta in molti musei. Nel corridoio adiacente opere appartenenti alla sezione Alla fine la luce tra cui spiccava un lampadario 'abitabile', con tanto di scaletta per salire, opera di Vedovamazzei (2000) ed intitolata Climbing. Il lampadario era fatto con una grata delle metropolitane ad ironizzare su un giaciglio tipico dei senza tetto. Notevole anche la Cappella Pasolini di Adrian Paci del 2005 (Albania): una baracca in legno con dentro alcuni fotogrammi dei film di Pasolini. A proposito di Pasolini, sempre nella Galleria 3 si notava un auto con i fari che ogni tanto si accendono: si tratta dell'opera di Elisabetta Benassi intitolata proprio Alfa Romeo GT veloce (2007). L'auto è lo stesso modello di quella guidata da Pasolini la notte che è stato ucciso e tutta l'ambientazione dell'opera richiama proprio l'ambiguità di quell'omicidio. L'opera era già stata esposta nel 2012 al MAXXI. Lungo i camminamenti che salgono e scendono era interessante dare un'occhiata agli schizzi ed appunti di Sergio Musmeci (1926-1981), in cui si affrontano i temi legati al rapporto tra architettura e scienza. In particolare dei disegni su alcune particolari strutture geometriche cariche di potenzialità non solo estetiche, come quelle da lui definite figure 'antipoliedriche' o le strutture tetraediche. Da segnalare ancora la sala dedicata a Rosa Barba e alla strutture filmiche che trattano il tema del tempo attraverso l'uso del loop, sala intitolata The mute veracity of Matter II.

La Galleria 4 era dedicata a Ettore Spalletti con una mostra titolata Un giorno così bianco, così bianco. Era visitabile fino al 14 settembre e, oltre a godere le 'tele' monocromatiche dagli incredibili colori tenui (tecnica d'impasto su tavola), era possibile visitare un box tutto bianco sia all'interno che all'esterno, accecante e suggestivo.

In fondo, nascosta da una tenda la suggestiva e imperdibile opera di Giuseppe Penone 'Sculture di linfa' che fa parte della collezione permanente. Occupava tutta una sala, molto coinvolgente.

Al secondo piano, prendendo l'ascensore, si poteva vedere una piccola mostra Design destinations fino a settembre 2014. Descrive l'impegno di sette giovani designer italiani trasferiti in Olanda. I nomi dei giovani: Franzese, Gatto, Innella, Lanzavecchia, Montalti, Morpurgo e studio Formafantasia. Colpiscono alcuni oggetti bizzarri presenti. 

Infine la Galleria 5  ospitava una Mostra dedicata alle fotografie di Linda Fregni Nagler, intitolata Per comandare all'aria. Erano 14 foto in bianco nero con tecnica ai sali d'argento su carta baritata più una foto a colori e tre sculture in acciaio. Interessante queste sculture perchè riferendosi alle foto di Nadar dell'800 mettevano in luce la questione non da poco del limite dell'inquadratura in fotografia che costringendo gli oggetti in un rettangolo, nasconde tanto quanto rivela. Le foto sembravano scatti di gente che cerca di gettarsi nel vuoto dagli edifici!

A piano terra la Galleria Scarpa era dedicata ad una Mostra intitolata Roma interrotta. Si trattava delle riproposizione, attraverso i documenti acquisiti dal MAXXI Architettura, della storica mostra del 1978 sul problema della sostanziale stasi della progettazione architettonica nella città, prendendo spunto dalle piante del Nolli del 1748 e documentava gli interventi pensati da ben 12 architetti di fama internazionale per superare questo blocco. 

Nella contigua Galleria Ferrari era presente una Mostra su Piero Sartogo e gli artisti, importante architetto italiano vivente. Entrambe le mostre descritte facevano parte dello stesso progetto espositivo Tra/Between visitabile fino al 21 settembre. All'esterno era stata esposta fino a marzo una strana campana alta e fatta di giunchi: Warka Water. In realtà si trattava di un progetto di Architecture and Vision molto interessante. Un tentativo di fornire acqua potabile alle popolazioni che hanno difficoltà a reperirla. Raccoglie infatti acqua di condensa fino a 100 litri al giorno ed è pensata per le regioni montuose dell'Etiopia (2012).

Nella zona a pianterreno, vicino all'ingresso, nella Galleria Scarpa era visitabile la Mostra Playful inter-action, tra cui spiccava l'opera Pendulums che coinvolgeva lo spettatore nel dare l'input ai pendoli di Newton per creare suoni.