Elias e le società di corte durante le monarchie assolutistiche

 

Se non l'avete ancora letto, fatelo. Non se ne può fare a meno. Così capirete cosa significa affrontare gli argomenti dal punto di vista della loro complessità, che è esattamente il contrario di quello che comunemente accade oggigiorno. Si riferisce a quel periodo storico antecedente all'illuminismo, alla Rivoluzione francese, sede delle cosidette monarchie assolute europee.

Il volume di Norbert Elias si compone di una ricca analisi storico-sociologica che, oltre a piacevolmente descrivere la società di corte del XVII secolo, mette in risalto i concetti operativi usati dall'autore per spiegare il tutto. Tali concetti sono:

interdipendenze (la rete delle interrelazioni umane che si sostanziano in comportamenti sociali);

autocostrizioni (i meccanismi di controllo sull'individuo che, al crescere della civilizzazione della società si trasferiscono da esterni ad interni, per cui l'individuo si autocontrolla);

distanziazione (processo di distacco tra individuo e realtà, necessario per la costruzione di una visione 'oggettiva' delle cose, fino al processo successivo che comporta il distacco anche da sé stessi).

Dalla lettura emergono molte cose interessanti. E' praticamente un continuo di sorprese. Le più interessanti sono:

1) la società di corte è il termine di un lungo processo storico e sociale (privi sempre per E. di inizi assoluti e cause assolute) che separa la nobiltà dalla figura del re e porta alla curializzazione della nobiltà che da guerriera si fa aristocrazia. Il potere accentrato nel re è stato possibile per gli effetti dovuti alla monopolizzazione della forza (eserciti al posto della nobiltà di spada) e delle tasse (fiscalità generale); in sintesi la società di corte è un esempio di èlite monopolistica preindustriale. Le interdipendenze giocano un ruolo chiave nella società di corte, perché è un esempio di quasi perfetto equilibrio mantenuto dalla figura istituzionale del monarca assoluto tra strati sociali in opposizione fra loro; nobiltà di spada, di roba e borghesia;

2) la vita della società di corte è un fenomeno altamente complesso di interdipendenze nei quali gli individui sono contemporaneamente protagonisti ma anche soggetti passivi di costrizioni sociali, compreso il re;

3) la società di corte lungi dall'essere un qualcosa di lontano da noi è invece il primo modello di costruzione sociale 'moderna', compresi alcuni comportamenti tra individuo e mondo esterno (natura) ed in particolare viene messo in luce l'aspetto 'romantico' già insito nella società di corte verso la natura e verso il comportamento sentimentale-amoroso (romanzo l'Astrée dell'Urfè).

All'interno di quest'impianto teorico, molte sono le considerazioni degne di nota. Come:

- le catene di interdipendenze sono maggiori e più stabili mano a mano che procede il processo di civilizzazione di una società con il conseguente passaggio dalle costrizioni esogene alle autocostrizioni;

- sempre con il crescere della civilizzazione aumentano i centri di potere a causa della differenziazione delle funzioni e diminuisce l'ineguale ripartizione del potere senza però mai scomparire del tutto;

- ogni civiltà basa la sua essenza nei tre controlli: eventi naturali extra-umani, tra individui, autocontrollo di ciascuno;

- la caratteristica del sentimento 'romantico' è che appartiene a strati sociali che vogliono essere 'contro' ma che non lo possono fare fino in fondo perché così facendo metterebbero a repentaglio anche i propri privilegi (vi ricorda qualcosa o qualcuno?);

- l'idealizzazione della natura inizia tra i membri della società di corte e si trascinerà nella società borghese e nel movimento romantico;

- la concezione della natura nelle società non è univoca ma rispecchia l'evoluzione e le caratteristiche di quella data società; - i processi di urbanizzazione, monetizzazione, commercializzazione, ecc. sono processi parziali del più ampio di 'distanziazione' degli oggetti dall'individuo, per cui l'uomo impara nella società occidentale a vedere la realtà come un qualcosa che sta di fronte a lui, oggetti da imparare e conoscere (evoluzione della scienza e tecnica);

- il processo di 'distanziazione' inizia dopo il medioevo, durante il quale il rapporto con la realtà è ancora emotivo, ovvero una realtà è tanto più reale quanto coinvolge l'individuo dal punto di vista emotivo. In seguito la realtà si trasforma in 'oggetti' con una propria identità, estranea all'emotività suscitata. Sorgerà allora il problema realtà/illusione, cioè quanto ciò che è reale lo sia per davvero o sia una costruzione mentale dell'uomo (questione della realtà pittorica), questo perché l'uomo non ha ancora imparato a distanziarsi anche da sé stesso (autocostrizioni);

- i movimenti romantici sono un fenomeno permanente dei processi di civilizzazione, in quanto certi processi di civilizzazione autorizzano, per contrasto, ad idee di fuga attraverso un ritorno alla vita di un tempo, ecc.. Questi movimenti traggono alimento dagli strati sociali che si trovano 'nel mezzo', cioè sentono su di sé il peso di un potere superiore e nello stesso tempo temono l'avanzata degli strati sociali  sottostanti (anche qui sentite aria di qualche riferimento odierno?);

- una convivenza sociale senza costrizioni è impossibile e impensabile;

- rango sociale e potere sociale spesso non coincidono e a lungo andare questa situazione può dare luogo ad esplosioni di violenza (ribellioni, rivoluzioni): nel caso specifico la rivoluzione francese non è comprensibile solo come una ribellione degli strati inferiori ma anche degli strati più èlitari che subivano costrizioni eccessive.

Beh! Che ve ne pare? Succoso, no? Di lui potete leggere il volume 'Il processo di civilizzazione' vera summa del suo pensiero.