Voltaire dizionario filosofico

 

Eh! Il buon vecchio caro Voltaire. Tipo alquanto scorbutico, pare, ma se oggi siamo quello che siamo, nei difetti e nei pregi dell'occidente, un pò lo dobbiamo anche a lui e a quella banda di ragazzacci che sul finire del '700 si aggiravano in quel della Francia. Certo, ripensando a quel periodo possiamo giustificare i nostri cugini d'oltr'alpe per il loro snobbismo culturale e quel senso di 'siamo tutto noi' che ogni tanto li prende, in modo diverso dagli inglesi, però, perchè quest'ultimi andavano più di cannone che di penna. Oddio, almeno fino ai tempi dell'avvento di Napoleone (che in fondo tanto francese non era).

Tra le sue opere la Newton Compton ha pubblicato questo dizionario filosofico, che, ad onta dei suoi secoli trascorsi mostra ancora una certa validità. Suddiviso per voci (liberissime nella scelta), si gusta leggendolo a casaccio o pedissequamente dalla A alla Z, come si dice.

Alla voce 'Della Libertà', che ovviamente era una fissa all'epoca (e oggi?) si legge: "La vostra volontà non è libera, ma le vostre azioni lo sono. Siete libero di fare quando avete il potere di fare".

Illuminante… dato che si sta parlando di un illuminista, in fondo. In effetti, cosa ci dice V.? Semplice: la vera libertà si ha quando è libera la volontà di poter fare, al contrario la libertà attiene solo alle azioni ma non è vera libertà.

Non è ancora chiaro? Facciamo un esempio. In teoria io posso tutto, l'azione non ha limiti… anche se essa riguarda un atto efferato, contro morale, ecc. In tal senso noi tutti siamo liberi, in fondo nessuno ci impedisce di agire. Tuttavia…. Ho il potere di agire come voglio, in sintonia con l'azione voluta? Il più delle volte, se ci guardiamo attorno, no! Perché? Ma perché la mia volontà non è libera, dalla teorica libertà di agire si entra nel meccanismo complesso del voler agire ed, in una parola, nel processo (molto sociale oltrechè psicologico) di limiti, divieti, paletti e quant'altro mi circonda. Posso anche uccidere una persona, sono teoricamente libero di farlo ma è molto probabile che non lo faccia perché meccanismi inibitori psicologici e sociali creano una rete in cui la mia libertà deve tenere conto delle conseguenze dell'atto e alla fine, questo mi sembra un passo importante, la libertà di agire è connessa strettamente al meccanismo della decisione. Sia essa data razionalmente o intuitivamente (come il più delle volte accade) la decisione gioca un ruolo fondamentale nella limitazione della mia libertà.

Andiamo avanti nel ragionamento. Un poter fare libero presuppone che ci sia un oggetto, un obiettivo cui indirizzare l'azione. Ciò significa che nell'input del mio agire libero entra in gioco il desiderio di poter fare un qualcosa verso qualcosa...  il passo è breve: la quantità dei desideri (per non parlare della qualità di essi) incide dunque sui miei gradi di libertà. Infatti, pochi desideri significano anche pochi voler fare e viceversa. Forse è per questo che la nostra epoca (dove i desideri sono virtuali spesso e soprattutto indotti) crea un paradosso di sensazione di minor libertà rispetto ad altre epoche. E' il meccanismo tipico dell'overload, del sovraccarico. Il rovescio della medaglia è, ovviamente, che oggi sembriamo liberi in quanto consumiamo, dato che l'aspetto del poter acquistare un oggetto (il consumo) è dominante come bisogno sociale. In teoria, oggi l'individuo solo come consumatore ha diritto ad un grado di libertà nella società moderna, mentre la libertà del 'cittadino', quella politica, è ormai solo un ricordo. Tanto è vero che nelle attuali democrazie la sola libertà politica data è proprio quella tipica del mercato: poter optare tra più prodotti (cioè partiti), al fine di scegliere una volta l'uno… una volta l'altro. Come un dentifricio, appunto (alzi la mano chi usa 'sempre' lo stesso dentifricio, infatti…).  Ma allora se è vero che: "… una società differenziata, ma non gerarchica, sarebbe un mercato…" (Touraine) si aprono ulteriori orizzonti