Il concerto per i 60 anni d'attività del duo Canino-Ballista a Roma all'aula magna dell'Università

 

Sabato 8 aprile 2017 si è tenuto all'Aula Magna dell'Università di Roma un interessante concerto per pianoforte a quattro mani. Concerto per i sessant'anni di attività (un sodalizio di ferro) del duo Bruno Canino e Antonio Ballista, la cui fama è inutile citare nell'ambito dei pianisti italiani e non solo. La storia concertistica del pianoforte a 4 mani è alquanto contorta. L'uso di suonare la tastiera del pianoforte con due pianisti seduti insieme vede la luce nell'ottocento, nel periodo d'oro dello strumento come riproduzione in chiave domestica di un'intera orchestra musicale. Non essendoci all'epoca strumenti per la riproduzione musicale, era alquanto consueto suonare un arrangiamento di intere composizioni orchestrali per piano. Naturalmente si perdeva qualcosa, la timbrica della complessità orchestrale dei vari strumenti in primis ma in compenso era possibile riprodurre composizioni che altrimenti necessitavano della presenza fisica per essere ascoltate. Accanto a quest'uso del pianoforte a quattro mani dal carattere quasi di sociologia della musica, molti compositori scrissero comunque composizioni appositamente elaborate per essere suonate a quattro mani. Il primo uso si ridimensionò parecchio con l'introduzione di strumenti meccanici atti alla riproduzione della musica ma non scomparve del tutto, mentre la scrittura originale di partiture per pianoforte a 4 mani continuò anche nel secolo successivo. Alterne fortune, quindi, per queste composizioni e per questo uso particolare del pianoforte. Il duo Canino-Ballista rappresenta sicuramente un apice di qualità esecutiva per queste composizioni. La loro bravura è indiscussa a livello internazionale. Il concerto in questione ha messo insieme tutte queste cose. Iniziato con un Rondò di Schubert per pianoforte a 4 mani, è continuato con una chicca: la composizione 'albero di Natale' di Liszt, pochissimo eseguita. Una composizione che in molti punti lascia sconcertati tanto è evidente l'anticipazione di certe sonorità delle avanguardie novecentesche. Il terzo brano eseguito apparteneva invece alle riscritture per piano a 4 mani di brani orchestrali: l'ouverture del Tannhauser di Wagner. La trascrizione eseguita è stata quella del Bulow. L'esecuzione ha saputo mantenere in modo impeccabile l'atmosfera tipica wagneriana compresa la forza dei crescendi e delle variazioni nelle intensità sonore. A seguire brani scritti da Dvorak per il pianoforte a 4 mani e precisamente alcune danze slave. Finale con alcune danze ungheresi (la cui origine tzigana è evidentissima) di Brahms tra cui la famosa n. 5 che è molto conosciuta. Nel bis è stato suonato il suggestivo brano (espressamente scritto per piano a 4 mani) di Ravel  'Ma mère l'oye'. Giustamente applausi per questo bel concerto, il numero 3000 dell'Istituzione universitaria dei concerti, a sua volta festeggiati con un simpatico brindisi collettivo finale. 

Una foto del duo durante il concerto: