IL FILM IN GUERRA DI BRIZE' E LA SOCIETA' LIQUIDA DI BAUMAN

 

Il regista francese Brizé con il film 'In guerra' ('En guerre') ha girato quello che un tempo si sarebbe definito un film 'militante'. Nel vederlo vengono in mente riferimenti recenti come l'altro film dello stesso regista 'La legge del mercato' (2015) oppure Ken Loach 'Io Daniel Blake' o il meno conosciuto 'Fabrica de nada' (film portoghese di Pinho al festival di Torino 2017). Però la caratteristica di questo film è di essere una sorta di concentrato delle problematiche tipiche del capitalismo attuale, che, ormai, è unanimamente considerato avere connotati nuovi e particolari rispetto ad altri periodi storici. Perchè di 'capitalismo' si parla. Non di 'economia'. Una dei più grandi equivoci, infatti, è che si confonde il termine 'economia' con 'capitalismo'. Niente di più errato. Non è il caso di scomodare Polanyi (nome tutelare dell'antropologia economica) con la sua teoria contestualizzata storicamente di ciò che chiamiamo 'capitalismo'. Per una sintesi definitoria del capitalismo consultare QUI. Quindi il film va al di la del suo significato semplicemente artistico e si pone come stimolante catalizzatore delle questioni socio-economiche dei nostri tempi.
Per dimostrare questa tesi che, a prima vista, può sembrare eccessiva basterà mettere a confronto alcune fondamentali scene del film e le tematiche affrontate con un testo tra i più importanti usciti in questi ultimi anni in ambito sociologico per spiegare le nuove tendenze del capitale e della nostra organizzazione sociale: il saggio di Bauman sulla 'modernità liquida' ed in particolare il capitolo dedicato al tema del lavoro. Questo perchè, accanto alle solite e pur valide osservazioni in chiave marxiana (come reificazione e alienazione) o altre provenienti dalle analisi di Marcuse e della scuola di Francoforte (democratica non-libertà tipica delle società industriali avanzate segnate dal progresso tecnologico), Bauman riesce a cogliere nella sua teoria della società liquida (vedi un riassunto del libro citato) aspetti oggettivamente nuovi ed ancora in fieri nelle società capitalistiche odierne. Questo confronto può sembrare un puro esercizio letterario. Tuttavia attraverso di esso il film di Brizé alla fine manifesta il meglio di se, che non è nello specifico filmico (pur essendo girato a dovere) ma in una testimonianza artistica che va oltre alla forma per evidenziare contenuti a più ampio raggio. Il che, a ben vedere, è proprio quello cui tende un film che voglia definirsi appunto 'militante', di 'denuncia', di 'documentazione', 'impegnato socialmente' o trovate voi la definizione maggiormente adatta...
Andiamo dunque alle scene del film in cui i lavoratori mettono in risalto che erano stati fatti accordi precisi in cui, a fronte di un impegno a lavorare più ore senza aumento di stipendio per 5 anni pur di mantenere aperta la fabbrica, la dirigenza prometteva di impegnarsi a non chiuderla. Invece la causa dello scontro è proprio la volontà di chiudere dopo soli 2 anni per poi eventualmente delocalizzare la produzione. Vediamo cosa scrive Bauman: "...la modernità solida corrispose di fatto all'epoca del capitalismo pesante: del legame tra capitale e lavoro fortificato dalla reciprocità della loro dipendenza...il loro punto d'incontro aveva un indirizzo fisso... nessuno dei due poteva trasferirsi facilmente altrove...l'avvento del capitalismo leggero (è) caratterizzato dall'allentamento dei legami che uniscono capitale e lavoro. Si potrebbe dire che questa fatidica separazione ricalca il passaggio dal matrimonio alla 'convivenza'..."
In sintesi: i lavoratori nel film ragionano ancora in un contesto di capitalismo pesante (XIX e XX secolo) in cui, pur conflittuali, i legami tra capitale e lavoro erano simili ad un matrimonio 'finchè morte non vi separi', mentre i dirigenti della società sono alfieri di un capitalismo leggero dove il rapporto capitale-lavoro è simile ad una convivenza che non prevede neppure un divorzio: semplicemente per un periodo si sta insieme finchè dura e poi ognuno per la sua strada.
Ciò produce enorme incertezza che è una delle parole-chiave per capire gli attuali fenomeni sociali. Un'incertezza, per i soggetti più deboli dello scontro, che è alquanto diversa da quella solita. Infatti l'incertezza attuale, secondo Bauman, è una possente forza individualizzatrice. Divide anzichè unire e l'idea di 'interessi comuni' diventa sempre più nebulosa e perde qualsiasi valore concreto. Paure, ansie attuali sono fatte per essere patite in solitudine. Non si sommano, non si cumulano in una causa comune, come affernma B. Tutto questo, per dirla in termini marxiani, dimostra che la classe lavoratrice è oggi praticamente impossibilitata a fare il passaggio da classe in sè a classe per sè (ovvero prendere coscienza degli interessi comuni e di appartenere alla stessa classe). Nel film, nemmeno un intervento di un funzionario a rischio licenziamento della fabbrica che s'aggrega alla lotta come colletto bianco ed esorta ad essere uniti perchè 'loro' lo sono e quella è la vera forza vincente, riuscirà a smuovere questa sotterranea forza individualizzatrice tra i lavoratori. Questa tendenza appare evidente anche nelle scene tese e drammatiche dello scontro tra i lavoratori che vogliono andare avanti nella lotta e quelli che vogliono tornare al lavoro, i cosiddetti 'crumiri'. Ma questi ci sono sempre stati, si dirà. Vero, però l'ottica è oggi completamente nuova: chi tornava a lavorare lo faceva un tempo per paura di perdere il posto e per continuare a percepire il normale stipendio. Qui i 'crumiri' intuiscono che tutto è già inevitabilmente perduto e cercano solo di strappare una liquidazione più alta, senza minimamente pensare al futuro. Praticamente un'ottica in cui domina il 'presente' come fattore discriminante e un comportamento meramente 'ragionieristico', quasi simmetrico al comportamento dell'azienda. Per questo Bauman dice: "...la scelta razionale nell'era dell'istanteneità significa perseguire la gratificazione e al contempo evitare le conseguenze e in particolare le responsabilità che tali conseguenze implicano". Il trionfo del detto: 'meglio un uovo oggi che una gallina domani', specie se la gallina comporta problemi in vista. Del resto, in una semplice 'convivenza' temporanea cosa si può fare di più che cercare il massimo tornaconto da una separazione ineluttabile e pure non consensuale? Trovare il più possibile soluzioni individuali alle incertezze. Anzi, Bauman cita nel libro un altro sociologo (Beck) che ha ben sintetizzato questa tipica tendenza nella società liquida: "il modo in cui si vive diventa una soluzione biografica a contraddizioni sistemiche". Cioè esattamente il riassunto delle vicende vissute dal protagonista del film che, alla fine, scoprirà amaramente questa verità, fino al disperato gesto finale il più solitario possibile per un individuo. Anche se, nella sua soluzione meramente biografica, aprirà comunque uno spiraglio (forse) alla ricomposizione sociale della stessa contraddizione.
Peccato che il film a Cannes non abbia, se non erro, ottenuto altra consolazione che la partecipazione alla 'Palma d'oro'.

Il trailer ufficiale: