Il Movimento 5 stelle, Grillo e Grillini: un'analisi basata sulla ricerca dell'Istituto Cattaneo

 

Non c'è dubbio che il Movimento 5 stelle sia uno dei fenomeni sociali e politici più interessanti sorti in questi ultimi anni. Soprattutto dopo il successo alle elezioni politiche del 2013 molti si sono interessati al fenomeno e molti sono stati i commenti. Purtroppo, come accade quando c'è di mezzo la politica attiva, la maggior parte delle analisi, della pubblicistica e dei commenti sui media sono piuttosto approssimativi e, da un punto di vista metodologico, scarsamente attendibili. L'unica serie indagine sul Movimento finora conosciuta è quella fatta dall'Istituto Cattaneo  e raccolta nel libro 'Il partito di Grillo' a cura di Piergiorgio Corbetta e Elisabetta Gualmini edito nel 2013. L'unico neo della ricerca è che è stata conclusa prima delle elezioni politiche del 2013 e quindi non contempla i più recenti avvenimenti. Dato, però, che non è una semplice cronistoria od opinione personale quanto piuttosto un'indagine nel vero senso della parola, il tutto è controbilanciato dalla serietà delle tesi espresse, in quanto suffragate da statistiche, interviste in profondità e indagini campionarie che ne fanno uno strumento essenziale per chiunque voglia comprendere al meglio il fenomeno complesso del Movimento 5 stelle e la sua ascesa. E', in sintesi, quella che si dice un'analisi avalutativa di un fatto sociale. Il libro, stranamente, ha avuto più pubblicità prima delle elezioni del 2013 che dopo, proprio quando sarebbe stato utile per capire certi comportamenti politici post-elettorali del Movimento. In questa sede, saranno quindi messe a confronto una serie di affermazioni formulate in base agli argomenti usati nel dibattito post-elettorale con il corrispettivo scenario che invece emerge dall'indagine dell'Istituto, per vedere quanto ci sia di vero in queste opinioni comuni e quanto no. Tenendo presente soprattutto le modifiche strutturali subite dal Movimento rispetto alle origini, peraltro in linea con le tendenze previste dalla teoria sociologica (Alberoni) dello 'stato nascente'. 

IL MOVIMENTO 5 STELLE E' UN FENOMENO ESTEMPORANEO E RACCOGLIE SOLO UN VOTO DI PROTESTA. Falso. Un'analisi diacronica (nel tempo) del Movimento dimostra che l'affermazione prima nell'opinione pubblica e poi elettorale parte da molto lontano e che l'avanzata del Movimento è frutto di una precisa strategia. Parte dagli anni novanta fino all'accellerazione del primo decennio del secolo ed alla tumultuosa crescita tra il 2012 (elezioni amministrative) ed il 2013 (elezioni politiche). Uno dei punti di forza di Grillo  è stato sempre quello di anticipare scandali fin da tempi non sospetti come nel caso Parmalat, acquisendo piano piano fiducia nell'opinione pubblica. Va segnalato, in tale contesto, il progressivo allontanamento di Grillo da qualsiasi contatto con la politica istituzionale. Il divorzio vero e proprio ha anche una data precisa: l'incontro personale con Prodi del 2006. Dal 2007, Grillo inizia una veemente battaglia anti-istituzionale che si concentra con il V-day del 2007. Da quel momento esistono due livelli di sviluppo del Movimento: uno legato ai momenti più spettacolari come il V-day e l'altro più sotterraneo fatto sul Web e con le riunioni sul territorio a livello locale. Tutto questo secondo livello passò inspiegabilmente inosservato ai media tradizionali, dando la sensazione di un Movimento in stasi mentre invece era in forte crescita. Il tutto si concretizza con la creazione delle liste civiche, dato che viene individuato nei comuni il luogo dove partire per la rifondazione politica. Da ora in poi processo mediatico e processo partecipativo di base cammineranno paralleli e abilmente mischiati. Poichè le liste civiche, istituzione tradizionale per la partecipazione alle elezioni locali, esistevano prima del Movimento, questo fa pensare ad una sorta di intercettamento da parte del Movimento di spinte già esistenti e che tendono a catalizzarsi intorno a Grillo. La partecipazione alle liste viene però stabilita con una serie di parametri rigidi e innovativi nel panorama politico italiano (non bisogna essere già iscritti a partiti o movimenti, niente condanne penali, remissione del mandato, ecc.). Il movimento non partecipa alle elezioni politiche del 2008 bollandole come anticostituzionali per la mancanza della possibilità di scelta dei candidati, mentre partecipa alle elezioni locali dello stesso periodo. Questo dimostra un'enorme capacità tattica del Movimento che non tende ad accelerare i tempi, favorendo la penetrazione politica dal locale per passare a maturità nel 2013 verso il salto nazionale. Ben 5 anni dopo e questo dimostra che il Movimento ha nei fatti saputo gestirsi bene in un lasso di tempo notevole, ovviamente complice anche la non-politica e gli errori dei partiti tradizionali. Queste mosse propedeutiche proseguiranno con la Carta di Firenze del 2009 in cui vengono fissate le regole e le strategie per la presentazione delle liste civiche. Anche questo a dimostrazione della tendenza alla crescita graduale fino alle amministrative successive, dove, presente in 52 comuni, ottiene risultati lusinghieri attestandosi ad un risultato intorno al 3%, con un certo ritardo di radicamento nel Sud. Il livello della lotta più mediatica troverà invece sbocco nella provocazione di Grillo candidato alle primarie per il segretario del PD nel 2009, previa richiesta d'iscrizione al partito che sarà negata (anzi per la precisione: prima data e poi ritirata). Grillo ricaverà a livello mediatico con questa mossa di dare la sensazione dell'inconsistenza della tanto decantata democraticità delle primarie. Nel 2010, ci sarà invece l'emanazione del Non-Statuto, uno strano tipo di Statuto, dove si definisce che il movimento non sarà mai un Partito e che l'adesione avviene tramite l'adozione del simbolo, la cui proprietà è di Grillo e Casaleggio. Insomma: una sorta di partito/movimento a carattere d'impresa, un ibrido mai visto almeno in Italia. Nelle regionali 2010 si presenta in 5 regioni ottenendo buoni risultati e sempre nello stesso anno il livello mediatico viene mantenuto alto con una manifestazione musicale dove si decide per la partecipazione alle future politiche. Alle amministrative 2011 c'è ancora crescita ma sempre con un ritardo nelle zone meridionali. Nel 2012 il boom alle amministrative, con la conquista monocolore di una piazza importante come Parma. Il successo nelle elezioni siciliane è poi una tappa essenziale, proprio perchè tende a sfatare il fattore negativo della scarsa penetrazione nelle zone meridionali. A questo punto i partiti tradizionali entrano di scena cercando con le vecchie logiche di fare accordi come l'IDV di Di Pietro o come il PD che, fiutando la possibilità di perdere consensi, adotta il vecchio metodo dell'attacco (Bersani dirà che Grillo è un pirla). Ci sarà nel frattempo il caso Favia ma senza eccessive conseguenze. Infatti, come spesso avviene nei movimenti politici nuovi, i momenti di crisi sono in genere facilmente assorbiti quando c'è una fase di crescita e sviluppo all'orizzonte.


IL MOVIMENTO 5 STELLE E' UN MOVIMENTO DI SINISTRA. Parzialmente vero. In realtà, il Movimento nasce a sinistra per poi spostarsi, anche a causa della crisi economica 2011-2013, verso posizioni più eterogenee. Elettorato tipo: maschio, 35-44 anni, diplomato, dipendente settore privato, distribuito uniformemente sul territorio. Si distingue per laicità. Le intenzioni di voto provengono su 100 elettori: 46 dal centrosinistra, 40 dal centrodestra e 14 dall'area dell'astensione e non voto. Su 100 circa 23 si rifiutano di collocarsi in un'area. Il Movimento è quindi un fenomeno tipico da disallineamento dell'elettorato, cioè appartiene alla volatilità del voto che è sempre stata molto bassa in Italia e che, invece, ultimamente si stima possa crescere a circa un 33% dell'elettorato pronto a cambiare partito. Sostanzialmente le basi elettorali del movimento sono due: una è quella libertaria ecologista  con interesse ai temi ambientali e l'altra populista di critica al sistema dei governi e dei partiti sempre meno in grado di coprire il problema del deficit democratico. Il Populismo è diverso da quello dell'IDV, Lega o berlusconiano che è fondato su un forte accentramento organizzativo e assembleare dall'alto. Questi interessanti accenni sull'elettorato del Movimento trovano spazio in un successivo capitolo dove si approfondiscono questi aspetti, fino ad evidenziare che il potenziale elettore del Movimento ha questo profilo:
- sesso sia maschio che femmina, con prevalenza maschio;
- etá prevalente tra i 25 ed i 45 anni, con pochissimo peso sopra i 64 anni. Le coorti d'età più rappresentate sono principalmente due: la generazione divenuta maggiorenne con la caduta del muro e tangentopoli e poi vissuta nel berlusconismo, mentre l'altra è quella che ha vissuto solo il periodo del berlusconismo. Scarsa, invece, la presenza della generazione del '68 fortemente orientata a sinistra;
- geograficamente distribuito in maniera uguale tra nord, centro e sud. Questa uniformità distingue nettamente il movimento dagli altri partiti che hanno invece caratterizzazioni territoriali molto precise;
- distribuito abbastanza uniformemente in termini di densità d'abitanti del comune di residenza. Questo significa che prende voti in comuni piccoli, medi e grandi.
- grado d'istruzione prevalente: diploma;
- occupazione trasversale, con prevalenza operai e dipendenti privati ma forte presenza anche di autonomi e imprenditori; scarsissima presenza tra i pensionati e scarsa quella tra casalinghe. Il profilo occupazionale accentua il carattere pigliatutto del Movimento, con posizioni più vicine al neo-populismo (personalmente non condivido però la tesi dove un movimento che tenti di rappresentare più ceti sociali debba essere per forza populista);
- tipologia del contratto di lavoro trasversale, con leggera prevalenza del tempo indeterminato rispetto al precariato e autonomi (professionisti e imprenditori);
- pratica religiosa in prevalenza nessuna o poca; l'elettorato potenziale del Movimento diminuisce drasticamente all'aumento della pratica religiosa. Personalmente ritengo che questo fattore sia poco considerato quando si parla del Movimento ma è invece incredibilmente importante in un Paese dove la laicità non è molto sbandierata e comunque è rischioso assumere atteggiamenti poco religiosi;
 - coinvolgimento, nonostante l'apparenza, in forme associazionistiche in linea con la media nazionale.
Nel capitolo dedicato specificatamente al profilo politico, mediante indagine campionaria ed analisi dei flussi elettorali, si tenta proprio di capire se il movimento è di sinistra o destra. Con la tabella 3.4 e successive figure si rileva che la categoria dell'asse politico destra-sinistra, entro cui collocare il potenziale elettorato del Movimento, dimostra che è difficile collocare il Movimento tra i partiti della sinistra. Al contrario, il fatto che il Movimento sia in grado, più degli altri, di attrarre voti da gran parte dello spettro elettorale è indicativo di una sua sostanziale natura non ideologica, che, ancora una volta, avvicina il movimento di Grillo ai partiti neo-populisti. Su una scala di un'ipotetica retta sinistra-destra che va da 1 a 7, il Movimento ottiene un valore pari a 3,4 cioè si colloca leggermente più a sinistra del centro. Sembra quindi scomparire nell'elettorato del Movimento la tradizionale dicotomia tra destra e sinistra della competizione politica italiana, in linea con le tendenze più recenti a livello europeo. In conclusione, un partito-movimento dalla duplice anima: analogo ai green wave per alcuni aspetti e per altri vicino al neo-populismo. Sostanzialmente un movimento post-ideologico con forti tratti di critica della democrazia rappresentativa (conseguenza del passaggio dai partiti di massa ai cosiddetti partiti-cartello). Notare che l'analisi delle differenze pre e post elezioni 2012 fanno rilevare un processo di normalizzazione, ovvero una crescita in un elettorato diverso da quello originale con spostamento verso destra. Tendenza che si è forse rafforzata, questa è mia opinione, con le politiche del 2013.

IL MOVIMENTO 5 STELLE E' TROPPO DIPENDENTE DA GRILLO. Parzialmente falso. In realtà il Movimento si colloca tra quei movimenti che devono il loro sviluppo e successo non per penetrazione (dall'alto verso il basso) ma per diffusione (tramite l'intervento su temi e problemi partendo da quelli locali). Quello che si nota, rispetto ai partiti ed anche ai movimenti più tradizionali, è proprio la mancanza voluta di una struttura gerarchica, tanto è vero che la controprova la si ha nel vedere la difficoltà del Movimento a gestire a livello nazionale la coesione e l'attività politico-istituzionale e la stessa indagine si chiede se il Movimento saprà gestire il successivo processo d'istituzionalizzazione, tipico dei movimenti che diventano partiti. Quindi sembra che la figura di Grillo sia sopratutto quella di un catalizzatore di spinte dal basso. Però bisogna distinguere tra dipendenza e deriva teorico-ideologica del Movimento che, con i suoi connotati populistici, in effetti concentra in Grillo la figura del leader, mentre il limite dei due mandati non permette una creazione di una leadership stabile in contrasto con Grillo e Casaleggio.

IL MOVIMENTO 5 STELLE USA MOLTO LA RETE. Vero. Bisogna però distinguere nettamente tra l'uso della Rete dei candidati (locali o nazionali) e quella del bacino elettorale del Movimento. Rispetto agli strumenti tradizionali di diffusione d'opinione nella Rete come i Siti e Blog, i candidati del Movimento sono addirittura meno presenti di quelli del centrosinistra e centrodestra. In realtà, essi sfruttano di più lo spazio sul Blog di Grillo dedicato al Movimento 5 stelle. Rispetto ad altri strumenti di comunicazione, come i social network, hanno una discreta presenza. Comunque e questo può stupire, il mezzo in Rete più usato da loro è Youtube che viene visto come un contenitore video alternativo alla TV. Questo per quanto riguarda i candidati ma per gli elettori? Si  comportano nell'uso della Rete in modo diverso rispetto agli elettori degli altri schieramenti politici? Questo è perfettamente vero. Gli elettori del Movimento usano effettivamente di più Internet: 80% contro un 61% della media italiana e soprattutto si connettono con una frequenza maggiore al giorno. Come percentuale battono tutti i partiti tradizionali e anche di parecchio dato che l'elettorato del PD sta al 62% ed anche altri come SEL arrivano al massimo al 67% (curiosità: la Lega è ultima con appena il 42%). Di particolare importanza per la vita del Movimento, specie nella fase di crescita appare l'uso di Meetup, una particolare tipologia di social network legata al territorio. L'indagine tratta anche del confronto tra gli elettori del Movimento e gli altri per quanto riguarda l'uso dei media per la formazione dell'opinione di voto (cioè decisione per chi votare). Anche qui gli elettori del Movimento usano più Internet, anche se TV e giornali mantengono comunque una prevalenza. Insomma, l'elettorato del Movimento è quello che più comincia a discostarsi dal solo uso dei media tradizionali, anche se non li abbandona del tutto. Con l'allargarsi della base elettorale sembra però che il Movimento converga verso la tendenza più comune, ovvero il nuovo elettorato acquisito recentemente, fa diminuire l'importanza della Rete a discapito dei media più classici. La Rete è comunque vista come lo strumento in grado di supplire alla mancanza di risorse nel gestire altri media, creando una cassa di risonanza alle opinioni degli elettori tale che può influenzare chi visita la Rete. Praticamente i potenziali elettori del Movimento sono quelli che formano la propria opinione politica sulla rete. Ciò significa che il Movimento ha oggettive difficoltà nel raggiungere strati di popolazione che usano poco o nulla la Rete. Per comprendere quanto la Rete sia importante, se vediamo le cose proiettate nel futuro, dobbiamo tenere conto che recenti indagini hanno appurato come in Italia nella popolazione compresa fra i 15-29 anni il sorpasso del tempo trascorso sulla Rete è avvenuto giá rispetto ad altri media, compresa la TV.

IL MOVIMENTO 5 STELLE E' POPULISTA. Vero ma con distinguo. E' questa una delle affermazioni più ricorrenti. Tuttavia, il capitolo finale del libro, una sorta di riflessione di sintesi curata da Corbetta, fa bene a mettere in risalto che il termine populista, in un ambito prettamente politologico e sociologico, non è affatto una dirty word. Il populismo è considerato, contrariamente all'uso comune, dagli scienziati sociali ed anche dagli storici senza connotati ideologici precisi, anzi è stato usato per definire movimenti sia di destra che progressisti (come il populismo russo o quello di fine '800 in America) mentre tracce non indifferenti di populismo si rintracciano anche in movimenti e partiti rivoluzionari di sinistra, come il partito bolscevico. In sostanza il termine populista sta a definire un ampio spettro di comportamenti politici ma non si caratterizza per una chiara e netta ideologia (qualcuno lo definisce ad 'ideologia debole') come nei movimenti classici di sinistra o di destra o conservatori. Solo avendo presente questa aleatorietà del termine è possibile usarlo per definire il Movimento 5 stelle. In effetti, partendo dalla suddivisione dei partiti politici nelle democrazie occidentali dovuta a Klaus von Beyme (1982) che stranamente non comprende il populismo, per Corbetta proprio i tratti salienti del populismo sono adatti a descrivere le caratteristiche del Movimento. Però delle caratteristiche che descrivono un movimento populista, il Movimento 5 stelle alcune ne ha altre no. E' presente sicuramente il riferimento al popolo, genericamente inteso, come unico depositario della sovranità, nonchè il leaderismo che porta alla concentrazione in un rappresentante come unico portavoce delle istanze del movimento. Però mancano altre caratteristiche populiste come il netto rifiuto della modernità e genericamente del progresso e l'esplicita mancanza di riferimenti xenofobi o addirittura razzisti.  Anzi, per il Movimento 5 stelle il progresso tecnico e la modernità vengono visti come un valore per il superamento della cosiddetta democrazia rappresentativa a favore di quella diretta. Presente anche lo sfruttamento dei mass-media, il fattore-chiave che permette al populismo di proliferare, con l'importante novità per il Movimento che però i media tradizionali non sono considerati tanto quanto il nuovo mondo della Rete, vero media del presente e del futuro. Tanto che si può parlare per il Movimento più che di neo-populismo di web-populismo, una sorta di variante atipica. Da notare, infine, che i movimenti populisti crescono generalmente in periodi storici di forti crisi socio-economiche, quindi la recente situazione italiana sembra aver dato slancio a favore del Movimento.

IL MOVIMENTO 5 STELLE STENTA A PRENDERE DECISIONI E RISCHIA DI IMPLODERE. Parzialmente vero. In effetti, nel Movimento è presente la tipica caratterizzazione populista dell'ipersemplificazione della politica, per cui governare la cosa pubblica è più facile di quanto si pensi, senza bisogno di deleghe e orpelli della democrazia rappresentativa che creano solo ostacoli all'esercizio della vera democrazia. La scommessa teorico-ideologica del Movimento è il tentativo di superare il paradosso (Arrow) che in una democrazia per decidere bisogna essere poco democratici. Nel Movimento è forte la tendenza a considerare il dilettantismo in politica una virtù e non un difetto. I recenti avvenimenti, posteriori alle elezioni 2013, sembrano confermare queste problematiche. Il Movimento sembrerebbe in grado, data la sua origine legata al territorio, di dare il meglio in situazioni circoscritte alle questioni in ambito locale. Non a caso uno dei servizi della Rete più usati per la crescita del Movimento è stato Meetup, social network centrato sul territorio come punto d'aggregazione. Rilevante a questi fini appare il fatto che, nonostante la Rete sia molto usata a partire dal Blog di Grillo, il movimento non sfrutti affatto appieno gli strumenti di democrazia diretta messi a disposizione dalla Rete stessa, come ad esempio la piattaforma LiquidFeedback (ampiamente usata dal Partito pirata tedesco) e sperimentata solo in qualche caso come alle elezioni siciliane. In conclusione, pur usando tecnologie nuove come la Rete, il Movimento si dibatte anch'esso nel classico problema tipico di tutti i movimenti e partiti politici: conciliare la partecipazione della base alle decisioni prese da una struttura oligarchica, come nel caso Grillo-Casaleggio.

 

Postilla

Andiamo adesso brutalmente alla domanda: IL MOVIMENTO 5 STELLE PERDERA' O MANTERRA' I CONSENSI ELETTORALI DEL 2018? Ciò che segue sono mie considerazioni ma basate sempre sui risultati dell'indagine dell'Istituto Cattaneo e dalla relativa analisi dei flussi elettorali, seppure limitati alle amministrative del 2012.  Da questi emerge come il potenziale elettorato del Movimento si attesti intorno al 21,5%. Molto al disotto dei risultati 2018 ma sopra ai risultati delle elezioni europee 2019 e soprattutto delle politiche del 2022. Certo le elezioni  prima europee e poi soprattutto le politiche del 2022 hanno smentito alquanto questa tendenza del 21,5%, facendo sì che la sua soglia potenziale d'elettorato rimanga soggetta a forti oscillazioni. L'elettorato potenziale  è comunque di tutto rispetto per un Movimento nato spontaneamente con una forte spinta dal basso. Fenomeno peraltro già verificatosi con la Lega, pur con le notevoli differenze dovute ai fattori geopolitici autonomisti prima dell'era Salvini ed alla struttura interna partitica tipica della politica tradizionale. Peraltro, si sta assistendo nei sondaggi post-elettorali al 2022, ad una crescita di consensi rispetto al risultato del 15,4% e sostanzialmente tutto a discapito del PD che appare come non mai in questi ultimi 20 anni in una forte crisi identitaria. Se questa tendenza fosse confermata, con il superamento del PD a livello di sondaggi, non è irrealistico pensare che il Movimento possa attestarsi in un prossimo futuro ad una percentuale vicino al 20%, riavvicinandosi così di più al potenziale rilevato del 21,5% ma con la novità che questa rimonta è fatta sulle spalle di una parte non indifferente dell' elettorato del PD, ritenuto fino ad oggi solido e stabile.

Questa tendenza del Movimento ad oscillare nelle preferenze viene confermata dai risultati delle recenti elezioni politiche del 2018 messi a confronto con le elezioni per il Parlamento europeo del 2019 appena un anno dopo e le recenti elezioni del 2022. Alle politiche 2018  è risultato il primo partito con circa il 33% dei voti. Nelle elezioni politiche del 2018 la straordinaria vittoria al sud (quest'ultima confermata anche nelle elezioni europee) con una tenuta al centro-nord, è avvenuta grazie ad uno spostamento massiccio del voto di protesta sia dell'elettorato di centro-destra sia della sinistra (PD soprattutto che ha visto crollare i consensi). Poichè questo elettorato conquistato non è di certo abituato in modo particolare alla rete, significa che il Movimento ha saputo comunque gestire anche i media tradizionali. Anche la tendenza populista dell'ipersemplificazione della politica con il richiamo al 'dilettantismo' come virtù ha nettamente premiato il Movimento. Sembra invece confutata dai fatti l'ipotesi di un Movimento che sappia muoversi più in ambito locale che nazionale. Infatti alcune problematiche gestionali amministrative a carattere locale con la conquista di grandi città come Roma non hanno minimamente influito sulla vittoria nazionale, mentre tutti i test  successivi alle elezioni politiche nelle elezioni locali  (Molise, Abruzzo, Sardegna, Basilicata e Umbria, in alleanza quest'ultima addirittura con il PD) hanno visto il paradosso di un trionfo alle politiche e il subitaneo sorpasso del centro-destra nel governo delle regioni. Alle elezioni del Parlamento europeo il Movimento ha avuto inoltre un crollo al 17%. Questo crollo è stato confermato fino al 15,4% circa delle politiche del 2022. Da notare che, al di la di una semplice coincidenza, la perdita di consensi è avvenuta con una contestuale diminuzione dei votanti (55% alle Europee e 64% alle politiche, dato il più basso mai avvenuto). Se ci sia una semplice correlazione è difficile dirlo. Comunque le forti oscillazioni dal 2018 sembrano portare il Movimento ad essere più una sorta di opposizione continua (impersonata ormai dal suo leader Conte). Il Movimento potrebbe divenire sempre di più come il partito più a sua agio con la protesta  che con il  governo (sia locale che nazionale). Se questo fattore, come sembra nelle ultime vicende post elettorali del 2022, si autoalimenta soprattutto con la crisi del PD si potrebbe assistere alla definitiva consacrazione del Movimento come secondo partito (visto il crollo della Lega) in Italia, almeno in questa fase storica. In sostanza la dirigenza del Movimento ed in primis il leader Conte sembrano muoversi verso la direzione di 'fidelizzare' lo scontento ed il relativo voto di protesta all'interno dell'area genericamente populista soprattutto nel Meridione d'Italia dove ha raggiunto alle politiche del 2022 punte di preferenze molto alte.