OpenIndiana-Illumos prosegue il progetto di OpenSolaris: opinione e mini guida all'installazione e all'uso
OpenIndiana (OI) con la sua versione ‘Hipster’ dopo un periodo di assestamento è tornata ad essere fruibile, mettendosi alle spalle alcuni problemi che la facevano non più considerare un’alternativa a Solaris della Oracle. Qualcuno in effetti si può domandare perché installare Openindiana e non Solaris. Diciamo che per un uso desktop Openindiana è più abbordabile, senza che l’utente perda quei vantaggi tipici di Solaris, a cominciare dal filesystem ZFS nativo. In un certo senso è quindi una scelta solo soggettiva. L'installazione e gestione di entrambi i sistemi comporta comunque una certa pratica ed è consigliata a chi abbia avuto già esperienze con Linux e/o *BSD. E' anche parzialmente rischiosa su HD con presenza di più partizioni e altri sistemi operativi installati. Quindi o testare il tutto su macchina virtuale o su HD magari non più usati e completamente dedicati a lei.
OpenIndiana gestito da IllumOS, è la prosecuzione del progetto OpenSolaris dopo l'acquisizione da parte di Oracle della Sun. A tal proposito, all’epoca su questo sito fu dedicata una pagina ad OpenSolaris da considerarsi obsoleta. Openindiana come fork di OpenSolaris, è un sistema operativo pensato per i server ma che vuole strizzare l'occhio al Desktop. Si scarica il sistema operativo dal sito. Le scelte sono tra una Live DVD o USB. Preferibile scegliere la soluzione ISO per DVD, più semplice da gestire. L'installazione fila piuttosto liscia ed è sorprendentemente accessibile almeno a chi ha già installato distribuzioni Linux. Poichè la versione per desktop è una Live nulla vieta di provarla sulla propria macchina e vedere fino a che punto l'hardware venga riconosciuto. Inoltre c’è una comoda interfaccia, chiamata ‘utility driver’ per segnalare l'eventuale mancanza di alcuni driver rilevati sul computer. Se tutto risulta a posto con la Live e l'hardware è riconosciuto insieme alla connessione di rete allora l'installazione di questo sistema operativo risulterà un'esperienza gratificante e gradevole. E’ accettabile per un un uso basilare del computer ovviamente senza pretendere un approccio di livello alto per il multimediale (a parte la sua normale riproduzione e gestione). Diviene insomma una curiosa alternativa alle distro Linux e ai *BSD. L'ambiente grafico del desktop sembra quello di Gnome versione 2.3x ma in realtà c’è sotto MATE. Per gli amanti del Cubo (Compiz): con qualche fatica il cubo e gli altri effetti si possono avere. Mentre dimenticatevi la possibilità di avere i pacchetti dei programmi aggiornati alle ultimissime versioni. In compenso, avrete un sistema estremamente stabile, veloce nella gestione (gli applicativi sono eseguiti rapidamente) e un approccio nativo al tanto decantato filesystem ZFS, un gioiellino da provare nelle sue opzioni proprio sul sistema operativo per cui è stato creato.
Installazione
Come già accennato, OI per Desktop è una Live su DVD o su USB. Non esiste una versione a 32 o 64 bit perchè OI si accorgerà da sè quale architettura avete sulla vostra macchina regolandosi di conseguenza. Tuttavia per gestire ZFS al massimo è bene avere almeno 4 giga di memoria RAM e il 64 bit. Una volta creata o la USB o il DVD avviabile (passaggio dato per scontato) si lancia la Live e una volta scelta la lingua italiana si entrerà abbastanza velocemente nell'ambiente grafico. Per chi viene da ambienti Linux sembrerà tutto familiare, almeno fino a qui. Controllate che la vostra scheda di rete sia stata riconosciuta e funzioni. Se tutto è a posto, date un'occhiata alle compatibilità hardware rilevate lanciando l'icona dell’utility driver (comunque sarà OI ad avvertirvi se qualche driver non è stato trovato). Così facendo potrete avere un'idea della compatibilità della vostra macchina con OpenIndiana. A livello di utente medio, qualora risulti il tutto riconosciuto, si potrà pensare all'installazione definitiva. In caso contrario, solo gente con una certa esperienza potrà scegliere di andare avanti.
E' meglio, prima di installare OI, aver preparato uno spazio libero sull'HD. Sono consigliati almeno 8 giga e considerati minimali 3 giga ma OI necessita, a mio avviso, di almeno 20 giga per stare tranquilli. E' necessario che la partizione sia primaria come per i *BSD. L'installazione è semplice ed intuitiva e si avvicina molto a quella delle distro più user-friendly di Linux ed è molto più facile di una FreeBSD. Dalla Live cliccare sull'icona d'installazione ed essa comincerà. L'unico punto delicato è, come al solito, la scelta della partizione dove installare OI, che va fatta rigorosamente in modo personalizzato, senza lasciare a OI la scelta, altrimenti c'è il rischio di perdere altri sistemi già installati. OI installerà forzatamente il suo boot loader. Se c'è Windows installato sulla macchina, OI lo vede. Ma se avete invece distro Linux, niente da fare. Anche aggiungerle al GRUB di OI non risulta agevole. Pertanto, è opportuno avere una Live di qualche distro Linux per reinstallare il GRUB originale. Comunque l'operazione di installare insieme ad altri sistemi operativi è alquanto rischiosa. Ovviamente usando una VM (VirtualBox o altre) questi problemi non ci sono. Vediamo in sintesi i passi dell'installazione. Soprattutto quelli relativi alla scelta della partizione. Lanciato, il programma d'installazione farà la ricerca del disco/i disponibile/i. Selezionare la scelta ‘partizionare disco in modo personalizzato’ e scegliere la casella con lo spazio libero precedentemente predisposto e scegliendo l'opzione Solaris2 come filesystem. Potete anche scegliere di ridimensionare lo spazio da riservare a OI.
Per lanciare OI con il Grub2 di una distro Linux la cosa più semplice da fare è creare/modificare nella directory /etc/grub.d/ un file 40_custom in cui vanno inseriti questi semplici comandi e dare poi il comando di update al Grub2 stesso (sostituire in modo appropriato x,y).
menuentry 'OPENINDIANA' {
set root=(hdx,y)
chainloader +1
}
Altro problema che potrebbe accadere al riavvio è il mancato riconoscimento di root, con conseguente difficoltà a gestire il sistema. Per questo problema, la soluzione è comunque facile, come QUI descritto. Uno spiacevole inconveniente si potrebbe manifestare nel caso di HD USB esterno connesso: OpenIndiana si blocca all'inizio del boot. Questo problema, che si presenta anche all'atto dell'installazione, in genere è facilmente risolvibile disabilitando il Legacy USB Support nel BIOS del computer. Il primo avvio OI potrebbe essere rallentato da una procedura di caricamento degli SMF service.
Riconoscimento schede di rete
Come già accennato, questo potrebbe essere un punto critico. Per le schede Ethernet le cose sono ovviamente più facili ma per le schede wireless non è così. Se il problema esiste affidatevi a questo sito. Qui potete trovare, elencati per marca e modello, molti driver da scaricare e installare per il kernel. Bisogna leggere attentamente il file readme fornito e seguire le istruzioni. Attenzione perchè le istruzioni spesso sono un pò fuorvianti. Diciamo che se, seguendo i passi descritti, avrete sul vostro terminale un messaggio che certifica l'avvenuta installazione nel kernel del driver, il più è fatto. Se, nonostante questo e continuando le procedure, avete messaggi poco allettanti, provate comunque a fare un reboot. Potrebbe accadere che magicamente il tutto funzioni dopo il riavvio!
Riconoscimento schede grafiche
Ufficialmente le schede grafiche meglio riconosciute, ovvero quelle che garantiscono prestazioni 3D, sono Nvidia, Intel e ATI-Radeon soprattutto se non sono proprio di ultimissima generazione.
Software ed installazione
Il software a disposizione del sistema non è certamente uguale in quantità a quello esistente per le più blasonate distro Linux e FreeBSD. Spesso non è nemmeno riferito alle ultime versioni disponibili.
Per installare applicativi si usa il comando da terminale e come amministratore ‘pkg’ che ha alcuni punti di contatto con l’attuale sistema di FreeBSD. Bisogna solo settare adeguatamente i repository che sono principalmente 3:
http://www.openindiana.org/hipster
http://pkg.openindiana.org/hipster-encumbered
http://sfe.opencsw.org/localhostoih
Il primo è di default e non c'è bisogno di aggiungerlo, gli altri si aggiungono con un comando come: pkg set-publisher -g http://pkg.openindiana.org/hipster-encumbered hipster -encumbered
Le opzioni e la sintassi di ‘pkg’ ed altre informazioni le potete leggere QUI (documentazione Solaris) oppure QUI (documentazione OI). Comunque con pkg install si installa e con pkg uninstall si disinstalla e con pkg search si cercano i pacchetti disponibili e pkg list elenca i pacchetti installati.
Per ovviare a spiacevoli inconvenienti è meglio usare solo questi repository per gli upgrade e la gestione del tutto, anche se così limitate le scelte. Usare altri mezzi per la gestione software richiede un’attenzione superiore a quella di un medio utente, a cominciare dalla compilazione tramite sorgenti che non è propriamente uguale alla compilazione in ambiente Linux e nemmeno *BSD dato che originariamente Solaris era per macchine SPARC.
Riconoscimento partizioni altri sistemi operativi
Intanto per sapere le partizioni trovate da OI (elencate in modo molto diverso da Linux e anche FreeBSD) la cosa più semplice è usare il programma GParted che viene di default installato da OI (lo trovate sotto Applicazioni--->Strumenti di sistema). Una volta trovate le partizioni con le loro sigle alfanumeriche:
a) per partizioni Windows FAT32 (lettura e scrittura) è sufficiente scrivere una riga nel file /etc/vfstab analogo a questo (inserite anche i trattini):
/dev/dsk/c0t0d0p5 - /media/win_fat32 pcfs - yes -
b) per partizioni Windows NTFS (lettura e scrittura) una riga analoga a questa (inserite anche i trattini):
/dev/dsk/c0t0d0p1 - /media/win_ntfs ntfs-3g - yes -
Si potrebbero avere dei problemi con gli HD esterni USB. Ovvero, partizioni NTFS e Linux su HD esterni potrebbero non essere montate in automatico (FAT32 si). In tal caso, bisogna o ricorrere alla riga di comando sul terminale, come visto prima, oppure adoperare una procedura per lanciare il mount da terminale tipo: sudo pfexec ntfs-3g /dev/dsk/cxtxdxpx /media/
c) partizioni Linux in sola lettura (solo ext2 e ext3). Poco da fare. C’erano dei pacchetti ma ormai considerati obsoleti e la cui installazione è rischiosa. QUI trovate il tutto.
Upgrade del sistema
Fare l'upgrade di tutto il sistema è facilissimo, una vera chicca e un punto a favore di OI. Tutto si risolve con il comando da amministratore pkg image-update. Se volete essere più sofisticati date pkg image-update --be-name <nome versione> --require-new-be (dove per <nome versione> s'intende un nome a vostro piacimento). Ricordarsi che per default il sistema farà una copia completa del sistema precedente, che apparirà sul menu di OI nell’opzione ‘boot environment’ e che è possibile gestire attivando le varie copie del sistema. Le copie occupano poche decine di mega e sono utili in caso di problemi. Comunque, potrete amministrare da terminale i vari boot environment creati con il comando ‘beadm’. Ad esempio, dando beadm list vedrete gli ambienti creati e in che data. Ulteriori informazioni di gestione QUI e pagine seguenti della guida citata.
Avviare e fermare servizi nonchè caricare un modulo
In OI per vedere i servizi attivi si da il comando svcs -a da terminale. Vedrete l'elenco dei servizi con il loro stato nel momento della richiesta (online, disabled, ecc.). Per avviare un servizio all'avvio, dare il comando da amministratore svcadm enable. Il servizio può essere nominato senza l'albero elencato nel comando svcs. Ad esempio: svcadm enable ssh fa partire ssh. Per fermarlo, svcadm disable. La cosa più fastidiosa che vi può accadere sotto Solaris/OI è che un servizio si metta in stato di ‘maintenance’. Teoricamente la soluzione dovrebbe essere questa ma non è così semplice. Infatti il tutto è gestito da SMF la cui struttura è riportata in sintesi QUI. Se non si riesce a togliere lo status di maintenance forse la cosa migliore è disinstallare il servizio e reinstallarlo (successo con CUPS gestore delle stampanti). I moduli si caricano con il comando modload.
Cenni sull'uso del filesystem ZFS
Il filesystem ZFS, originario SUN su Solaris, è perfettamente integrato su Openindiana. Anzi, è forse il principale motivo per usarlo dato che risulta più performante rispetto ad altri filesystem Linux ed anche ai BSD che non lo supportano entrambi in modo nativo. Per i più esperti riporto alcune caratteristiche dello ZFS: gestione di pool (volume manager) e raid integrate; copy-on-write policy; snapshot e rollback istantanei; backup in base a delta tra snapshots; capacità 128 bit (un'enormità!); linear access pattern detection (streaming video), eccetera , eccetera.... Poichè la sua gestione è diversa da altri filesystem, rimando ad una serie di link sull''argomento. Cominciamo con link che danno un quadro riassuntivo dei principali comandi, come questo . Un veloce sguardo su alcune operazioni possibili lo trovate QUI. Se vi entusiasmate e volete approfondire, andate a questa guida . Questa è invece la guida ufficiale Oracle. Dato che ZFS è molto utile per creare snapshot del sistema in caso di necessità, potete vedere come si fa direttamente una recovery della rpool root di sistema qui sulla guida ufficiale. Mentre qui è descritta la procedura contraria per ripristinarla.
Ora brevi esempi. Supponiamo di avere dati sensibili in una directory home (in genere si trova in /export/rpool/home) da recuperare con il sistema totalmente fuori uso. Bisogna importare, usando una Live OpenIndiana i dati. Per farlo, dopo aver lanciato il dispositivo live, bisogna aprire un terminale e dare nell'ordine: sudo zpool import -f rpool i e poi sudo mkdir /b (crea una directory temporanea per importare i dati). Controllare con zpool list se abbiamo importato il pool rpool necessario e che sia ONLINE (usare anche zpool status per maggiori informazioni) Dare il comando: sudo zfs set mountpoint=/b rpool/export/home/ Dovremmo essere in grado di vedere tutti i contenuti dell'utente nella directory creata /b. A questo punto si possono eseguire copie, modifiche e quant'altro nelle cartelle dell'utente. Altro esempio. Vogliamo fare uno snapshot dei dati contenuti nella cartella 'home'? Per sapere esattamente la situazione dei pool attivi dare il comando zpool list oppure zfs list. Per fare uno snapshot della directory rpool/export/home/ è sufficiente dare il comando (come root): zfs snapshot rpool/export/home/@backup. L'ultimo identificativo dopo la @ è di fantasia e può essere dato a piacere. Con il comando successivo zfs list -t all vediamo il nuovo snapshot creato che non occupa spazio. Possiamo anche dare il comando zfs list -t snapshot per vedere che in realtà lo snapshot occupa uno spazio ma ben inferiore a quello dei dati originali. Ora diamo il comando zfs send rpool/export/home/@backup > /tmp/homebkup. Alla fine avremo lo snapshot trasferito nella directory /tmp. Possiamo anche cancellare lo snapshot prima creato con il comando zfs destroy rpool/export/home/@backup. Per recuperare i dati dell'utente, basterà dare il comando contrario: zfs receive rpool/export/home/ _new@backup < /tmp/homebkup e riavremo lo snapshot già montato nella directory home con tutti i dati. L'aggiunta di fantasia _new è per evitare che il comando fallisca trovando già una copia con lo stesso nome. Per trasferire dati su un dispositivo esterno bisogna prima creare nello stesso un pool ZFS seguendo queste istruzioni.
Si segnala che si possono anche usare zpool e zfs come comandi per vedere e trasferire dati da sistemi operativi *BSD* e Linux con filesystem ZFS installati a loro volta. Per avere ZFS su una distro Linux (attraverso fuse) seguire guide relative alla propria distribuzione, ad esempio: Archlinux oppure Ubuntu. Attenzione, comunque alle varie versioni di ZFS usate, spesso non sono compatibili tra loro. Infine si ricorda che, nella logica dei pool, rientra anche la possibilità di fare snapshot del sistema in un dato momento e poi renderlo un ambiente di boot, utile per salvare diverse configurazioni del vostro sistema (compresi i programmi installati e i dati utente) in tempi diversi ed avviarle. Le procedure per fare degli snapshot di tal genere sono descritte QUI, mentre quelle per gli ambienti di boot QUI (vedere soprattutto il paragrafo "how to create a boot environment from an existing snapshot").
Problemi di spazio sul disco
Non è raro che OI, nonostante abbia uno spazio ritenuto abbondante all'atto dell'installazione, dopo qualche tempo manifesti problemi di capacità di spazio e dia messaggi di avviso in tal senso. Quasi sempre questo comportamento, a parte altre cause come la presenza di core dump che sono in genere files piuttosto grandi o altri casi, è dato dal filesystem ZFS che, a causa della sua prerogativa nel creare continui snapshot del sistema, tende a saturare le capacità di storage. In tal caso è necessario distruggere, dopo averli elencati, alcuni snapshot ritenuti non più necessari. Per avere un quadro sintetico dello spazio rimasto dare il comando zfs list -o name,quota,avail,mountpoint. Per avere il quadro degli snapshot presenti dare il comando zfs list -t snapshot che fornirà l'elenco di quelli presenti con relativo spazio occupato. Tuttavia lo spazio occupato da uno snapshot è soggetto ad una complessa gestione e non è accertabile quanto spazio si libererà dopo la sua cancellazione. Comunque, se si ritiene di volerlo cancellare perchè obsoleto, dare il comando zfs destroy <nome snapshot>. Con il precedente comando zfs list oppure df -k vedremo lo spazio liberatosi dopo la cancellazione.
Cenni sul firewall IP filter di Openindiana
OI e Solaris usano IP Filter (ipf), stesso metodo presente nei *BSD e meno usato su Linux. Seguire la guida ufficiale Solaris . Però le cose sono, almeno in un ambiente desktop non paranoico nella protezione, più semplici di quello che appare. Sulla rete troverete pagine di consigli (spesso solo in inglese) ed esempi di come configurare un semplice firewall. Qui si accenna alla fase di configurazione iniziale del servizio. Tra tutte le guide quella da seguire più facilmente è questa. Ce n'è un'altra piuttosto chiara QUI , nonostante sia in russo! Però basta seguire solo la sintassi dei comandi. I comandi di gestione sono: per abilitare il servizio svcadm enable network/ipfilter; per abilitare le regole ipf -E* (con -D* si disabilitano); per caricare le regole ipf -f /etc/ipf.conf. Con ipfstat -nio dovreste visualizzare le regole attive. Cosa scrivere nel file /etc/ipf.conf è compito vostro. Una semplice base di partenza sono gli esempi riportati in questo articolo (obsoleto il riferimento al file pfil.ap) ed in quest'altro.
Attenzione: le guide omettono di dire una cosa importante e cioè che bisogna abilitare la scheda di rete a leggere il contenuto di 'ipf.conf' per non farlo perdere al reboot. Questo si può agevolmente fare in modo grafico con Sistema->Amministrazione_>Network->Locations->Modifica connessione in uso->Security-> spuntare IPfilter configuration e scegliere il percorso al file 'ipf.conf'. Con questo avete configurato filtri per IPv4. Per IPv6 c'è il file /etc/ipf/ipf6.conf.
Usare Apache+MySQL/MariaDB+PHP
Per l'installazione potete tranquillamente usare il comando pkg. Per gestire l'avvio o il restart di Apache dare il comando da amministratore svcadm restart http. I files contenenti gli script vanno nella directory /var/apache/2.x/htdocs. L'unico intervento di configurazione di un certo peso sarà quello relativo al tool phpmyadmin per la gestione dei databases MySql che va scaricato direttamente dal sito e dovrete eseguire quanto stabilito dalla guida ufficiale del tool stesso per installarlo.
Qualora siano presenti sul server siti WEB con link SEF, bisogna attivare il file .htaccess giustamente configurato (cosa che esula da questa guida) nella directory /htdocs e modificare il file di configurazione hhtpd.conf (in:/etc/apache2/2.x/). Per avere informazioni su MySql e vedere le opzioni dei comandi in OpenIndiana ,andate qui. Comunque, per stoppare MySql usare il comando (da amministratore): svcadm disable mysql (sostituire con mariadb se usate questo tool) ed enable per farlo partire. I database si trovano nella directory /var/mysql/data. Per la gestione degli upload di database superiori ai 2 mega, potrebbe esserci bisogno di modificare il php.ini (nella directory /etc/php/7.x/) alla sezione Files upload modificando la riga con 2M con una a piacimento (es.: 4M caricherà files fino a 4 mega di dimensione). Purtroppo il comodo XAMPP (utile per test su locale) in versione Solaris che installa tutto il necessario e anche le configurazioni è fermo ad una versione vecchia del 2011! Per il download andare QUI . Attenzione che il MySQL di XAMPP potrebbe darvi qualche problema con MySQL che s'installa comunque come dipendenza di OI. In particolare, non parte il file .sock. Cercate se avete un file my.cnf in /etc/mysql apritelo e commentate la riga: skip-locking (cioè #skip-locking). Riavviate. Se non funziona il phpmyadministrator in XAMPP, andate nella cartella /opt/xampp/phpmyadmin, aprite il file config.inc.php e controllate lo spazio tra gli apici della riga /*$cfg['Servers'][$i]['password'] = ''. Non devono esserci spazi tra gli apici.
Usare Samba per la condivisione file
Anche in questo caso, OI non pone particolari problemi per l'installazione dell'ambiente Samba. Devono essere installati i pacchetti (dal package manager) libsmbclient e samba. A parte l'eventuale apertura delle porte sul firewall, la condivisione verso altre macchine Windows/ o *nix (MacOSX, Linux, ecc.) non dovrebbe avere problemi. Potreste avere invece problemi a vedere le cartelle condivise verso OI da altre macchine. Controllare la configurazione, come al solito, di Samba sul file smb.conf (in /etc/samba/). Se sussistono ancora problemi, consultate attentamente quanto spiegato in questo articolo. In particolare, il join al nome del vostro workgroup ed il consiglio dato nell'articolo con il comando pfexec zfs set aclinherit=passthrough rpool per risolvere questioni legate all'accesso.
Problemi a spegnere il computer
Può accadere che, dando il comando di arresto del sistema dal desktop, il computer non si spenge e bisogna intervenire manualmente con l'apposito tasto power-off presente sul computer. Forse è una conseguenza della destinazione d'uso del sisteme operativo che Oracle dice finalizzato a 'lavorare sette giorni su sette per 24 ore'. Praticamente il power-off è considerato un evento raro ma sui desktop è ovviamente diverso. E' un problema che si presenta con una certa frequenza e le soluzioni che si trovano in rete sono molteplici. Una soluzione testata, rivelatasi efficace, è dare questi due comandi in sequenza: pfexec /usr/sbin/psradm -f 1 2 3* e poi pfexec /sbin/init 5. Se vi funziona, potete sempre creare uno script e lanciarlo da root attraverso un'icona apposita.
Software per l'ufficio (LibreOffice)
Anche in OI è possibile usare la suite LibreOffice. Si installa con il solito comando pkg ma per ovviare a delle dipendenze è bene installare con: pkg install -v pkg://localhostoih/library/g++/icu pkg://localhostoih/system/library/g++/boost libreoffice52-desktop-int libreoffice52
Accertarsi prima con ‘pkg search libreoffice’ quale sia l’ultima versione e cambiare eventualmente i numeri di questa nella riga di comando esposta sopra. Aggiungere poi eventualmente l’estensione per la lingua italiana (dizionario e sinonimi) come al solito, trovandola sul sito di LibreOffice
Browser Firefox
Openindiana installa una versione di Firefox 32bit (sic!) in inglese e nella versione ESR, Per averlo in italiano bisogna accertarsi della versione installata e scaricare il file .xpi corrispondente alla lingua italiana nel repository di tutte le versioni di Firefox. Si scende nell’albero della versione installata e sotto la versione per Linux-i686 si sceglie la directory xpi e poi il file di lingua italiana. Dopo è necessario apportare le modifiche a mano in Firefox con about:config come QUI riportato nel paragrafo ‘How to change the language of the user interface’.
Torrent con OpenIndiana
La soluzione più facile è usare il client grafico ‘Transmission’ installabile con pkg install transmission. E’ piuttosto agile e funziona abbastanza bene come client per BitTorrent
Multimediale con OpenIndiana
OI non è certamente un sistema operativo dedicato particolarmente al multimediale. Questo non significa che i più comuni formati usati per il multimediale non possano essere riprodotti. Meglio prima aggiungere i plugin di gstreamer come spiegato in questa pagina. Inoltre bisogna installare gui-install misterioso pacchetto che, a dispetto del suo nome, è essenziale per la riproduzione del multimediale in OI (pkg install gui-install). Infine installare anche le librerie libav con pkg install libav. Comunque per avere un quadro degli applicativi multimediali consultare questa pagina facendo attenzione soprattutto alle applicazioni presenti nei repository e facilmente installabili. Gli applicativi consigliati in questa sede sono:
- VLC (da installare con pkg install vlc). Riproduttore multimediale ben conosciuto. Se notate difficoltà nella riproduzione dei video, provate a settare in Strumenti->preferenze->video->uscita a X11 (XCB);
- Livestreamer per multimedia in stream a linea di comando (installato attraverso ‘pip’ con pkg install pip e poi comando pip install livestreamer);
- Totem (installato con pkg install totem). Riproduce filmati e audio;
- Brasero per la masterizzazione di DVD/CD (già installato);
- Sound juicer per estrarre e manipolare tracce audio (già installato). Funziona anche come riproduttore CD audio. Per rippare con il formato mp3 dovete però aver installato i plugin di gstreamer;
- Rhythmbox lettore multimediale (installare con pkg install rhythmbox). Possibili problemi con formati mp3;
- Audacity (installare con pkg install audacity). Noto programma di editing audio con supporto in lettura e scrittura di diversi formati;
- Jripper applicativo in Java un po' datato ma che sotto OpenIndiana permette un facile ripping. Download QUI. Una volta scaricato è sufficiente avere installato l'ambiente Java. Una volta lanciato con il comando da terminale ‘java -jar jripper_xxx.jar il suo uso, anche se con comandi in inglese, è piuttosto intuitivo;
- DLNA scaricare un'applicazione in Java ‘Universal Media Server’ versione Linux. Scompattare e all’interno della cartella creata avviare da terminale UMS.sh oppure lanciare sempre da terminale con java -jar ums.jar, poi per comodità create un'icona sul desktop. Se non viene visto il dispositivo DLNA andate allora sotto Configurazione generale del programma e settate la vostra interfaccia di rete (es. atge0) nella casella Forza interfaccia di rete. Riavviate e dovrebbe funzionare. Attenzione: con il firewall bisogna aprire la porta 5001;
Per i CD-audio: potrebbero non essere riprodotti in automatico. In tal caso usate Sound-Juicer che riproduce anche le tracce. Altrimenti userete i comandi da terminale che non tradiscono mai. Cioè, accertatevi di avere installato il pacchetto cdrtools. Poi da terminale date il comando cdda2wav -scanbus. Dovrebbe apparire un elenco con il vostro lettore riconosciuto, preceduto da 3 numeri. Sempre da terminale date il comando cdda2wav -eN dev=x,x,x -t all (dove x= numeri trovati con scanbus) e dovreste essere in grado di riprodurre l'intero CD audio inserito. Ricordarsi che l'opzione -t sta per la traccia, quindi se volete suonare solo la traccia 2, inserite t2 ecc.
Stampanti e scanner su OpenIndiana
Stampanti e Scanner si installano attraverso CUPS e si settano con il link solito su di un browser localhost:631. Per le stampanti (anche multifunzione) non dovreste avere particolari problemi, soprattutto se sono di marca HP ed Epson. La configurazione della stampante passa per le normali procedure di CUPS. Per gli scanner il riconoscimento e l'uso passa attraverso sane-backends e qui bisogna stare attenti al modello del proprio scanner, dato che è molto difficile trovare driver proprietari per OI. Infatti, se lo scanner è supportato nell' elenco di sane allora tutto dovrebbe andare liscio, altrimenti c'è poco da fare. I pacchetti sane-backends, sane-frontend e xsane si installano con il comando pkg e le procedure post-installazione sono quelle solite con l'uso di Sane. Cambia solo il /dev/usb/VVV.MMM/0/ (dove VVV sta per l'ID della marca e MMM per il modello). Per saperlo si da come amministratore il solito comando da terminale sane-find-scanner -v. Dovrebbe uscire fuori un "found scanner....". Andare a modificare in /etc/sane.d il file .conf della marca del vostro scanner (Epson= epson.conf o epson2.conf), commentando tutte le righe e lasciando solo quella relativa a 'usb', dove l'ID l'avete ricavato dal comando precedente (esempio: usb 0x4b8 0x10a). Dare il comando da terminale scanimage -L. Se il vostro scanner è identificato lancerete Xsane e dovreste poter usare il vostro scanner.
VirtualBox su OpenIndiana
Virtualbox è stato scelto come esempio di macchina virtuale perchè è una VM curata proprio da Oracle.
A) OpenIndiana come host
Può essere utile installare una macchina guest su OI per sopperire magari alla scarsità dei programmi e nell’uso di dispositivi. Si da per scontato che siate già pratici nell'installazione di un sistema operativo guest su macchina virtuale. L'esempio seguente è basato sull'installazione di un Windows 10 Pro e distro Linux. Per chi voglia cimentarsi nell'impresa, deve scaricare VB dal sito Oracle e scegliere la versione per Solaris x_86/Amd64. Scaricare anche le estensioni e poi eseguire le seguenti operazioni necessarie perché il pacchetto per Solaris ha problemi di dipendenze non risolte in OI. Cioè: scompattare il file scaricato e nella directory dare i seguenti comandi da terminale come amministratore ed in successione:
pkgtrans . all
rm SUNWvbox/install/checkinstall
sed -i /checkinstall/d SUNWvbox/pkgmap
pfexec pkgadd -d . SUNWvbox
Rispondere ‘yes’ alle richieste che appaiono e partirà l’installazione (nella directory /opt) di VirtualBox per Solaris. Se l'installazione va a buon fine, passiamo a vedere i problemi. Intanto nonostante che VB sia di casa Oracle non è che sotto OI risulti molto reattivo. L'audio sotto Windows è praticamente fuori uso perchè distorce in continuazione. Non c'è una facile soluzione. In realtà un mancato funzionamento sotto VB dell'audio di Windows 10 non è solo di OI (succede anche con host Linux o MacOSX) ma le soluzioni previste per OI non vanno bene, perchè necessitano dei driver ALSA sulla macchina Host e OI non ce l'ha. Inoltre ricordatevi che Windows considera la macchina virtualizzata come un altro PC e quindi non accetterà la licenza che avete....
Con Linux come guest, qualche problema riscontrato ad installare le guest additions di Linux con derivate Ubuntu. Per il riconoscimento dei dispositivi USB in VB, è indispensabile aggiungere l'utente al gruppo vboxuser (in Solaris senza la 's' finale), con il comando da terminale: sudo usermod -G vboxuser, fare un logout e rientrare. Così l'utente potrà aggiungere il dispositivo USB alla VB.
B) OpenIndiana come guest
Il contrario, cioè avere OI su una macchina con altro sistema operativo, può essere utile per vari motivi e magari testare senza preoccupazioni OI. Con VirtualBox, inserendo Solaris come macchina guest, le impostazioni di default date dall'applicazione vanno bene. Aumentare se possibile la memoria a disposizione e anche i processori. Aggiungere come al solito eventuali dispositivi USB e lettori ottici nonchè le cartelle condivise. Da VirtualBox versione 5.1 la virtualizzazione funzione piuttosto bene sotto Windows 10 e Linux (test con Fedora 27, Slackware 14.2, Mageia 6 e ElementaryOS/Ubuntu 16.04) mentre con FreeBSD (versione 11.1) potrebbe non funzionare il rilevamento dispositivi USB. Qualche problema installando le guest additions di Solaris (andare con il terminale da amministratore nella directory /media/VBOXADDITIONS_<versione> e comando pkgadd -d VBoxSolarisAdditions.pkg). In particolare potrebbe fallire, per incompatibilità di versione tra la guest addition di VB e OI delle librerie xvideo, l'opzione automatica di ingrandimento dello schermo con il trascinamento del mouse. In tal caso, bisogna settarlo manualmente (ad esempio scegliere a macchina partita in barra dei menu di VB: Visualizza -> 1600x900). Anche l'audio risulta debole e bisogna incrementare i volumi dell'host al massimo per sentire. In OI come guest sarà necessario montare spesso manualmente dispositivi e cartelle condivise.
Infine si segnalano le pagine del Wiki ufficiale di Openindiana, anche se alcune risultano obsolete in alcune parti.
Per finire uno screenshot di OpenIndiana Hipster: