Concerto Brad Mehldau e Joshua Redman all'Auditorium di Roma

 

Brad Mehldau e Joshua Redman in duo all'Auditorium di Roma, sala Sinopoli. Da notizie in giro era dagli anni '90 che i due non suonavano insieme. Un incontro che non può che suscitare curiosità. Mehldau è ora uno dei più acclamati pianisti in circolazione, mentre Redman è considerato uno dei più forti tenorsassofonisti di  Jazz esistenti. Qualche volta criticato per la musica che suona, è però riconosciuta da tutti la sua enorme bravura sullo strumento. Luci sul palco, Steinway a coda per Mehldau, sassofoni (sax soprano e sax tenore) di Redman ben ottonati, lontani dagli scoloriti vintage che in genere suonano questi grandi. Credo, sfruttando una dritta trovata su sax forum, che il tenore fosse un Selmer balanced action. Comunque chi avesse da esperto necessità di maggiori chiarimenti sul setup di Redman può andare a questa pagina. Ho scoperto così, con mia grande soddisfazione, che usa il mio stesso bocchino (OttoLink ebanite n. 6). Naturalmente il paragone finisce lì, anzi non comincia neppure.

Comunque, i due iniziano con un brano di Mehldau e Redman al soprano ed è subito chiaro quale sarà il punto d'incontro tra i due. Brad sarà uno splendido accompagnatore per Redman quando questi suona il sassofono. Non disdegnerà di suonare qualche volta la linea del basso solo con la mano sinistra, cesellando accordi e noticine su parecchie idee di Redman al sax, mentre negli assoli Brad dà spazio al suo enorme mestiere. Specie nel secondo brano di Monk, non a caso. Poi la sorpresa di una versione jazz stralunata di 'Lithium' del buon Kurt Cobain, omaggio inaspettato dei due al grunge dei Nirvana. Redman sopraffino nell'accentuare con il sax tenore lo strillo del refrain della canzone originale, che diventa un urlo straziante. Segue un brano più lento, in cui Redman dimostra le sue capacità di saper suonare qualsiasi cosa, spostando le timbriche su improvvise sonorità calde. Dopo, un omaggio a Bird (Charlie Parker). Una specie di medley basata su  'Cheryl' in cui quasi il tenore di Redman diviene simile al suono del contralto, fraseggio be-bop puro, velocizzato se possibile ancor di più. Quello che stupisce in Redman è che sembra suonare il sax come se non fosse uno strumento a fiato ed esistesse solo una tastiera da muovere. Senza sforzo apparente. Durante tutto questo Mehldau segue ghirigori tra lo swing e il pianoforte moderno, sempre accentuando la ritmica con la mano sinistra che pesta implacabile.

Ecco: quello che mi è più piaciuto del concerto è stata la fluidità sonora che entrambi hanno saputo tirar fuori per un'ora e mezza. Inoltre, è stato un concerto certamente all'insegna del virtuosismo ma si sono visti finalmente due nomi (e che nomi) che non hanno tanto presentato al pubblico un 'progetto' quanto hanno semplicemente suonato e tanto.

Alla fine due altri bis, pubblico in applauso continuo. Insomma, grande attesa per questo concerto. Il concerto c'è stato e l'attesa ha dato luogo ad una serata che ha sfiorato il traguardo dell'indimenticabile.

Su un precedente concerto di Redman senza Mehldau puoi leggere le mie impressioni